Le ricerche di mine antiuomo da parte di cittadini ucraini - Ansa / Protezione civile ucraina
«L’Ucraina è uno dei Paesi con più mine al mondo sul suo territorio. Anche prima dell’offensiva militare in corso, più di 1,8 milioni di persone già vivevano da otto anni circondate dalle mine». È stato l’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari Umanitari a ricordare ieri quanto il pericolo delle mine antiuomo sia presente nel Paese teatro di guerra, da ben prima dell’attuale conflitto. Soltanto nella regione di Kiev, in particolare, i soccorritori intervenuti dopo i bombardamenti hanno trovato quasi cinquemila ordigni esplosivi, ha annunciato su Telegram il capo del quartier generale umanitario della regione di Kiev, Oleksiy Kuleba.
Anche Human Rights Watch ha documentato, nel tempo, l’uso di mine antiuomo di origine sovietica in più di 30 Paesi, tra cui Siria (2011-2019), Ucraina (2014-2015) e Libia (2020), ovviamente in coincidenza con la presenza militare russa. In alcuni di questi luoghi sono stati poi utilizzati dei droni per scovarle: questi mezzi di intelligenza artificiale son stati richiesti dal ministero della difesa ucraino per il monitoraggio di alcune aree del conflitto. «L’uso da parte delle truppe del Cremlino di mine antiuomo, attualmente, in Ucraina, sta violando deliberatamente la norma internazionale contro l’utilizzo di queste orribili e vergognose armi» ha detto il direttore Stephen Goose. Ha poi aggiunto, dati alla mano, che i costi umani causati da questi strumenti di morte sono estremamente elevati, soprattutto tra i bambini, che beffardamente le scambiano per giocattoli, come nel caso dei cosiddetti "pappagalli verdi".
Nonostante le campagne di sensibilizzazione per la loro messa al bando, sostenute dalle più importanti organizzazioni umanitarie, ogni anno si producono dai 5 ai 10 milioni di tali ordigni. Il presidente Zelensky, la scorsa notte, in un video, ha detto: «Non è ancora il tempo per tornare alla vita normale. Dobbiamo aspettare fino a quando la nostra terra sarà sminata». In un servizio della Bbc del 2019, si ricordava come l’Ucraina fosse al terzo posto, nel mondo, per vittime legate alle mine, dietro ad Afghanistan e Siria.
Al momento, in terra ucraina, l’allarme è molto alto soprattutto dove le truppe di Putin sono in ritirata, anche perché, come visto già in Siria, è diffusa la pratica macabra di inserire le mine nei cadaveri, una brutalità che rende le operazioni di verifica ancora più complicate. Landmine and Cluster Munition Monitor, organismo internazionale che svolge attività di monitoraggio sul tema, sta mettendo in piedi un altro dossier, come fatto in precedenza per il Donbass, che sarà poi utile per accertare i crimini di guerra compiuti in questi giorni.
In tema di mine anti-uomo esistono, come in tutte le guerre, ampie zone grigie. Nelle terre costiere del Mar Nero, e in particolare intorno a Odessa, come denunciato dalla Reuters e confermato da Odessa Journal, le spiagge sono state disseminate di mine, secondo i media locali, dagli stessi ucraini. Il Dipartimento di Oceanografia della marina turca ha poi avvertito che sono state utilizzate 420 mine (di tipo subacqueo) nei principali porti del Mar Nero e, in una nota ufficiale, si è dichiarato lo stato di allerta per la navigazione in quelle zone, specificando che si teme che queste raggiungano il Bosforo e il Mediterraneo. L’Ucraina ha smentito questa informazione, così come è stato smentito l’utilizzo di mine lungo le campagne di risalita del Danubio, nella regione di Odessa, anche se il dato, come dicono molti abitanti, pare essere veritiero.