Nelle scale c’è ancora l’odore del fumo che ha annerito le pareti, anche se sono passati venti mesi dall’ultimo incendio. Salirle per arrivare fino all’ultimo dei nove piani deserti e sventrati significa tornare alle prime settimane della guerra in Ucraina quando il maggiore sobborgo residenziale di Kharkiv è finito sotto il fuoco a tappeto dei russi che ne hanno fatto il più distrutto della città. È come un fermoimmagine il blocco numero 8 del quartiere di Saltivka. Tre condomini, uno unito all’altro, dove il vento gelido entra dalle fessure delle assi che hanno preso il posto delle finestre, dai crateri che squarciano le facciate, dagli appartamenti tagliati a metà da un’esplosione che ha fatto crollare intere stanze dalla vetta al seminterrato.
Uno dei condomini bombardati nel quartiere di Saltivka a Kharkiv che potrebbe essere demolito - Gambassi
Qui gli ultimi segni di vita risalgono alla primavera 2022 quando tutto è stato congelato dai bombardamenti. Una zona dove il volto popolare andava a braccetto con la “città bene”, ma che ha avuto la sciagura di guardare verso la frontiera russa, a meno di cinquanta chilometri dalla metropoli. E così è diventata il bersaglio facile dell’esercito di Putin: prima con i colpi d’artiglieria delle truppe alle porte della città; poi con missili balistici lanciati da oltre confine. Tutti diretti verso i condomini.
Gli appartamenti all'ottavo piano di uno dei condomini sventrati dai missili russi nel quartiere di Saltivka a Kharkiv - Gambassi
Almeno dieci quelli che hanno centrato il colosso di cemento numero 8 dove vivevano in 600. «Anche noi che ci abitavano abbiamo perso il conto di quante volte sia stato attaccato», racconta Pavel Panov. Sfollato come i suoi vicini da un anno e mezzo. Con le chiavi che ancora conserva gelosamente, apre il portone di ferro che è all’ingresso, rimasto intatto per pura fortuna. Non c’è elettricità. La penombra amplifica il silenzio spettrale. La porta della casa di Pavel, al quarto piano, è una pesante piastra da spostare in due persone, quasi fosse la pietra di un sepolcro. «L’ho messa con alcuni amici. Serve per fermare gli sciacalli», spiega l’uomo di 44 anni.
Pavel Panov davanti al condominio dove viveva a Kharkiv: devastato dai missili russi, rischia di essere demolito - Gambassi
Tre stanze nere, con i mobili a brandelli, gli abiti ammuffiti, i calcinacci sul divano e sui letti, restano il suo regno. E il suo sogno. «Vorrei tornarci - confida -. Ma nessuno sa ancora se questo blocco resterà in piedi». Potrebbe essere demolito, se nelle prossime settimane arrivasse il parere negativo dell’amministrazione comunale alla ristrutturazione. Come per almeno altri venti casermoni a fianco di quello di Pavel nelle stesse disperate condizioni.
Gli appartamenti all'ottavo piano di uno dei condomini sventrati dai missili russi nel quartiere di Saltivka a Kharkiv - Gambassi
Dodicimila persone con la casa abbattuta, secondo una stima della gente. Per ragioni di sicurezza. Ma anche per il beton con cui gli stabili d’impronta sovietica erano stati costruiti: lastroni di calcestruzzo impiantati uno sull’altro come i mattoncini Lego che l’impatto con i missili e le detonazioni hanno reso instabili e pericolanti. «Ma io l’ho rimesso il mio appartamento», afferma Juri Borysenko. Ha sfidato la sorte e il responso dei tecnici pubblici in un altro dei palazzi bombardati e classificati come inagibili. Rintonacate anche le mura esterne: le uniche lucide in mezzo a quelle crivellate dalle schegge e abbrustolite dai raid. «Voglio dire a tutti che qui io ci vivo e non mi muovo».
I condomini bombardati di Kharkiv che vengono ristrutturati solo in parte: gli appartamenti rimessi sono dipinti di arancione - Gambassi
Eppure è lo stesso municipio di Kharkiv ad alimentare polemiche e illusioni: mentre è in procinto dare il via alle demolizioni, annuncia di voler risistemare i condomini attaccati di Saltivka. Nei primi quattro, i lavori si stanno concludendo. Lo racconta l’arancione delle facciate: non dell’intero blocco abitativo, ma di un segmento. Con l’effetto paradossale di avere case nuove a fianco di quelle che portano sempre i segni dei bombardamenti. «Anche se qui sembra di essere a Chernobyl, tanta è la distruzione e la desolazione, non mi sento un ex inquilino», osserva Pavel. Due piani sopra la sua casa è entrato un missile. «La signora che ci risiedeva è salva per miracolo: si era nascosta nella vasca da bagno e l’ordigno è finito contro un muro portante che l’ha respinto fuori».
L'appartamento al sesto piano dove è entrato un missile russo in uno dei condomini nel quartiere di Saltivka a Kharkiv - Gambassi
Con la guerra ha perso non solo il tetto ma anche il lavoro. Ora è a part-time in una organizzazione umanitaria. «E vivo a duecento metri dal mio condominio, in affitto. Non voglio lasciare il quartiere». Che con amaro sarcasmo definisce «esploso» e che rimane nel mirino di Mosca. Il palazzone in cui si è trasferito è uno dei pochi risparmiati dalla furia russa arrivata dal cielo. In sei condividono un bilocale: lui, la moglie Olga, i figli Dmitry e Oleksij di 17 e 21 anni, i nonni. «A noi evacuati lo Stato dà 2mila grivna al mese». Poco meno di 50 euro. «Ma a Kharkiv nessun affitto scende sotto i 5mila grivna». E dalla finestra senza vetri mostra un complesso sfregiato dai blitz voluti dai generali di Putin. «Era la scuola dei miei figli. Un missile è finito proprio nell’aula del mio primogenito». Ma almeno fra le macerie un banco è ancora intatto.
Gli appartamenti all'ottavo piano di uno dei condomini sventrati dai missili russi nel quartiere di Saltivka a Kharkiv - Gambassi