martedì 9 gennaio 2024
Il caso è di 20 anni fa, ma gli effetti si riflettono ancora sui protagonisti. Alla fine si ammise che fu per un errore del computer a rubare soldi ai risparmiatori, ma era tardi. Ora la serie su Itv
L'immagine di lancio della mini-serie tv

L'immagine di lancio della mini-serie tv - Itv

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“Mr Bates vs The Post Office”: nel Regno Unito non si parla di altro. È la mini-serie televisiva, prodotta dal canale privato Itv, che pare aver risvegliato nei britannici l’indignazione. Un sussulto popolare arrivato fino a Westminster. Eppure, la storia raccontata non è nuova. La fiction in quattro puntate è ispirata a uno scandalo vecchio vent’anni, ancora irrisolto, che vede protagonista la Royal Mail, la società di poste (oggi privatizzata) di Sua Maestà. La vicenda risale al 1999 quando l’azienda rivoluzionò la gestione dei conti correnti adottando un software, Horizon, sviluppato dalla giapponese Fujitsu.

Doveva essere un programma all’avanguardia nella prevenzione delle frodi che più tardi si rivelò invece un flop. Un “bug“ nel sistema prosciugò i depositi di migliaia di piccoli risparmiatori ma l’anomalia fu rilevata solo anni dopo quando alcuni dei 700 impiegati postali, accusati e condannati per furto e truffa, si erano già tolti la vita a causa dell’ingiustizia subita.
Ad aggravare la storia (vera) di quello che oggi viene considerato il grave errore giudiziario della storia britannica ci sono le testimonianze dei maltrattamenti con cui i dirigenti hanno cercato di estorcere le confessioni agli impiegati e dei tentativi compiuti per ostacolare i processi. Dettagli noti, ma come dimenticati, che la fiction ha riportato a galla. Nessuno ha ancora pagato per gli errori commessi. L’indignazione sollevata nel pubblico dalla serie tv ha costretto Paula Vennell, presidente di Post Office ltd ai tempi dello scandalo, a rinunciare, ieri, al titolo onorifico di Commander of the British Empire.
Del caso si è interessato anche il governo di Rishi Sunak, tentato dall’idea di approvare una legge che annulli in blocco tutte le condanne e definisca i criteri di compensazione. Mossa che per i conservatori potrebbe tradursi in consenso elettorale, visto che entro l’anno ci saranno nuove elezioni, ma che creerebbe un conflitto tra potere legislativo e giudiziario. Ci sarà, ci si chiede, un giudice a Londra, per lo meno, per chi è ancora in vita?

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