sabato 25 aprile 2015
Sono Marco Zaffaroni, Roberto Boscato e Marco Confortola (FOTO). Zaffaroni ha costruito un ospedale in Nepal. Confortola è sopravvissuto a una spedizione tragica sul K2. I loro messaggi su Facebook: «Priorità è scendere da qui» A.Guglielmino
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Paura per tre italiani bloccati su Everest e Dhaulagiri, dopo il violento terremoto che ha provocato almeno 18 morti tra le varie cordate di alpinisti: sono Marco Zaffaroni, Roberto Boscato e Marco Confortola, amanti dell'alpinismo estremo. Due di loro in particolare sono conosciuti nel mondo della montagna. Zaffaroni ha costruito un ospedale in Nepal. Confortola è sopravvissuto a una spedizione tragica sul K2. I loro messaggi in tempo reale si possono leggere su Facebook: «Priorità è scendere da qui».Everest. Il milanese Marco Zaffaroni e del suo compagno Roberto Boscato stavano tentando la conquista della vetta più alta del mondo con uno sherpa.Sulla pagina Facebook della loro spedizione, 'Everest 2015 in stile gitante', si leggono le poche notizie al momento disponibili, viste le difficoltà di comunicazione. "Siamo bloccati al Campo Uno senza più una tenda ma ospiti delle spedizioni commerciali. Domani vedremo il da farsi, vi preghiamo però di non contattarci perché la batteria del satellitare potrebbe essere di importanza vitale", hanno scritto. Un altro italiano, Luca Olivotto, che aveva accompagnato Zaffaroni e Boscato all'Island Peak, è al sicuro a Namche Bazar dopo che ieri si era allontanato dal Campo Base dell'Everest. Zaffaroni e Boscato sono saliti assistiti da un solo sherpa. E senza ossigeno. “Parto per realizzare un sogno”, ha scritto Zaffaroni prima della spedizione. Iniziata con una tappa per lui importante: la visita all’ospedale di Kalika: qui Zaffaroni e Mario Merelli, alpinista bergamasco scomparso nel 2012,  hanno deciso di realizzare un progetto a favore di una delle popolazioni più povere del Nepal.

Marco Confortola nella foto sul suo profilo Facebook.Dhaulagiri. L'alpinista Marco Confortola, invece, è bloccato al campo base del Dhaulagiri a quota 4750 metri. "Ero in tenda quando tutto ha cominciato a muoversi. Ho subito pensato 'speriamo che questa scossa non sia arrivata a Katmandu perché sarebbe un disastro'. Tengo duro fino a quando ha senso ma il bene più prezioso e la vita quindi quando non ha più senso si torna a casa", ha affermato questa mattina in una intervista accennando anche alle notizie che gli erano giunte di alcuni dispersi al campo base dell'Everest. Nel pomeriggio Confortola, molto noto nel mondo dell'alpinismo italiano per la sua esperienza, ha scritto su Facebook: "Amici, cambiano le priorità, adesso il vero obiettivo è capire come scendere da qui e non più salire. Non sappiamo cosa ci aspetta nei villaggi sottostanti. Abbiamo sufficiente cibo per rimanere al campo base per non distogliere l'uso degli elicotteri impegnati in situazioni ben peggiori della nostra. Abbiamo appreso la notizia dei tanti morti e dei feriti che sono stati coinvolti in tutto il Nepal, rivolgiamo una preghiera a tutti loro. Adesso con calma cercheremo di capire come comportarci e come poter scendere. So che il disastro è anche all'Everest e un pensiero va anche ai molti amici che si trovano li". Confortola, 38 anni, valtellinese, è stato protagonista di una scalata estrema nel 2008, quando è tornato vivo dal K2 in quella che è stata una delle più grandi tragedie della montagna con undici vittime. In quell'occasione ha subito l' amputazione di tutte le dita dei piedi a causa dei gravi congelamenti.
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