Donne sudanesi sfollate a Koufroun nel confinante Ciad - Ansa
Un passo avanti e due indietro nell’assordante silenzio internazionale. Così il Sudan ripiomba nelle violenze, dopo la speranza alimentata dall’inizio dei colloqui in Arabia Saudita tra i militari lealisti fedeli al generale-presidente Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan e i miliziani delle Forze di supporto rapido dell’ex numero due di Khartum Mohamed Hamdan Dagalo.
Corpi di persone in uniforme militare sono disseminati da giorni per le strade di Omdourman, la città più grande del Paese e “gemella” lungo il Nilo della capitale sudanese Khartum: lo riferiscono alcuni testimoni. Mentre l'Onu ha messo in guardia dall'intensificarsi dei combattimenti nella regione occidentale del Darfur tra l'esercito e le forze paramilitari, in guerra dallo scorso 15 aprile. Solo nel campo di Ardamata, che ospita anche sfollati interni del Sudan, secondo l’Acnur/Unhcr quasi cento rifugi sono stati rasi al suolo e si conterebbero «oltre 800 vittime e più di 300 feriti». Violenze esplose di nuovo dopo il ciclo di negoziati voluto da Arabia Saudita e Stati Uniti si è concluso invece questa settimana a Gedda senza raggiungere un accordo sul cessate il fuoco. «Corpi di persone in uniforme militare giacciono nelle strade del centro della città dopo gli scontri di mercoledì», hanno detto alcuni testimoni telefonando da Wad Madani, a sud di Khartum. Altri hanno riferito che una granata è caduta sull’ospedale al-Nou a nord di Omdourman, colpendo l’ultima struttura medica operativa nella regione e uccidendo un «operatore sanitario». L’Onu ha espresso preoccupazione anche per la situazione umanitaria in Darfur. «Centinaia di migliaia di civili e sfollati sono ora in grave pericolo ad al-Fashir, la capitale del Darfur settentrionale, a causa del rapido deterioramento della situazione della sicurezza e della mancanza di cibo e acqua», ha scritto sulla piattaforma X (ex Twitter) Toby Harward, vice coordinatore umanitario del’Onu per il Darfur.
Il conflitto ha causato più di 9.000 vittime, secondo una stima dell'Ong Acled. Oltre sei milioni di persone sono state sfollate in altre regioni del Paese, in Sud Sudan e negli Stati confinanti dalle violenze e la maggior parte delle infrastrutture sudanesi sono ormai distrutte.