Una donna con i suoi figli in un campo profughi in Sud Sudan (Ansa)
La guerra civile che imperversa in molte regioni del Sud Sudan porta con sé il “danno collaterale” della fame. Rischia di essere drammatico il 2018 per il Paese più giovane del mondo, uno dei due Stati africani (l’altro è la Repubblica democratica del Congo) per il quale Papa Francesco ha indetto venerdì scorso una giornata di preghiera e digiuno. Secondo l’allarme lanciato da tre agenzie delle Nazioni Unite – Fao, Unicef e Programma alimentare mondiale - oltre sette milioni di persone in Sud Sudan, circa due terzi della popolazione, rischiano di essere colpiti da livelli critici di insicurezza alimentare nei prossimi mesi, senza una assistenza umanitaria duratura e se non verrà garantito loro accesso agli aiuti. Particolarmente a rischio di scivolare nei livelli di fame più estremi sono 155mila persone, tra le quali 29mila bambini.
Il periodo di maggiore allerta sarà la stagione di magra, tra maggio e luglio, quando finiscono le scorte del raccolto precedente. Ma secondo un rapporto diffuso lunedì già a gennaio 5,3 milioni di persone avevano difficoltà a procurarsi il cibo quotidiano, con un aumento del 40% del numero di persone colpite da livelli severi di insicurezza alimentare rispetto a un anno fa. Una maggiore capacità di accesso agli aiuti e operazioni di assistenza imponenti hanno permesso di contenere ed evitare la carestia nel 2017, ma le prospettive per quest’anno restano allarmanti.
"La situazione è estremamente fragile e siamo prossimi ad un'altra carestia - sottolinea Serge Tissot, rappresentante della Fao in Sud Sudan -. Le proiezioni parlano chiaro. Se le ignoriamo, ci troveremo davanti ad una tragedia crescente. Ma se i contadini verranno messi nelle condizioni di ripristinare i mezzi di sussistenza, vedremo un miglioramento rapido della situazione alimentare grazie all'aumento della produzione locale". I livelli generali di fame sono peggiorati a causa del conflitto prolungato tra forze governative e uomini fedeli all’ex vicepresidente Riek Machar, conflitto che ha portato ad una ridotta produzione alimentare e impedito l'accesso ai mezzi di sussistenza. La situazione è stata esacerbata dal collasso dell'economia che ha colpito i mercati e il commercio, rendendoli incapaci di compensare la ridotta produzione alimentare locale.
In aree come Unity, Jonglei, Alto Nilo, Equatoria Centrale, dove scontri armati e sfollamento della popolazione sono all'ordine del giorno, la percentuale di popolazione colpita da insicurezza alimentare estrema è già tra il 52 e il 62%. Se non riceveranno aiuti, a maggio oltre 1,3 milioni di bambini sotto i 5 anni saranno a rischio di malnutrizione acuta. I tassi di malnutrizione peggioreranno ad aprile con l'inizio della stagione delle piogge, quando molte comunità si ritroveranno isolate e incapaci di ricevere assistenza medica. Le piogge renderanno le strade interne inutilizzabili e sarà ancora più difficile far arrivare rifornimenti ai centri medici. "Ci stiamo preparando a tassi di malnutrizione infantile mai visti in questo Paese - spiega Mahimbo Mdoe, rappresentante dell'Unicef in Sud Sudan -. Senza una risposta rapida e se non avremo modo di raggiungere chi ha bisogno di aiuto, molti bambini moriranno. Non possiamo permettere che questo accada”.