martedì 28 maggio 2024
Campagna del governo per i giovanissimi. Anche un esperimento della University College London coinvolgerà 30 istituiti: il medico di base prescriverà la ricetta "naturale"
Una delle immagini utilizzate nella campagna rivolta ai giovani

Una delle immagini utilizzate nella campagna rivolta ai giovani - Web

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“Ciao, sono solitudine e faccio parte della vita di tutti. Parliamone”. E’ la réclame di una campagna pubblicitaria lanciata dal governo britannico per spiegare ai giovani che non c’è non c’è nulla di sbagliato nel sentirsi soli e per incoraggiarli a condividere con qualcuno la sofferenza causata dalla percezione di essere isole sperdute nell’oceano.

L’ha pensata e voluta Stuart Andrew, sottosegretario del ministero per la Cultura, i Media e lo sport con delega alla solitudine, che nell’iniziativa, fatta in prevalenza di spot diffusi sui social network, ha coinvolto anche attori e influencer, il più grande ha 26 anni, molto amati dai ragazzi d’Oltremanica: Brontë King, Bobby Brazier, Tasha Ghouri, Bradley Riches e Anastasia Kingsnorth. Celebrites ingaggiate “pro bono”, la precisazione è d’obbligo, per condividere ciascuno con i propri follower, più di 8,7 milioni di utenti in totale, i momenti in cui anche loro hanno patito la frustrazione di non avere qualcuno accanto e per rispondere alle domande al riguardo più diffuse tra i nativi digitali: perché mi sento solo? È normale esserlo alla mia età? Come fare nuovi incontri? È possibile sentirsi isolati anche se si hanno tanti amici? Sarò solo per sempre?

La mossa del governo, che ha portato l’emergenza solitudine a un tavolo di lavoro allargato a 12 ministri, è stata sollecitata dai risultati di una ricerca del 2022, realizzata dal Centro Nazionale per la Ricerca Sociale, secondo cui la popolazione che più soffre l’isolamento (fino a cinque volte di più della media tra gli over 65) è quella di età compresa tra i 16 e 24 anni. Si tratta in gran parte di studenti che tengono nascosto il proprio malessere per paura di essere giudicati ma che proprio per questo rischiano di ammalarsi. La solitudine, a dirlo è stata anche l’Oms, fa male quanto fumare 15 sigarette al giorno.

Il fenomeno è preoccupante. E’ nel tentativo di arginarlo che si colloca un progetto quadriennale, messo a punto dai ricercatori dell’University College London, rivolto ai bambini di scuola media ed elementare. In breve: gli esperti entreranno negli istituti che aderiscono all’iniziativa (12 quest’anno, 30 il prossimo) per “prescrivere”, come farebbe un pediatra con i farmaci, attività sociali come la pesca, il ricamo o il giardinaggio ai piccoli a rischio solitudine. Vere e proprie terapie che, in verità, i medici di base già raccomandano ai pazienti adulti in caso, per esempio, di prolungata assenza dal lavoro per motivi di salute. La speranza è che i bambini, sentendosi meno soli e più forti, migliorino la frequenza e le prestazioni scolastiche. A lungo termine, sottolinea Daniel Hayes, ricercatore dell’Ucl e co-responsabile del progetto, questo approccio è anche “conveniente dal punto di vista dei costi” sociosanitari.

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