venerdì 10 gennaio 2020
Mosca annuncia il cessate il fuoco dopo un mese di offensiva contro le milizie anti-regime. L'Onu: 300mila civili in fuga. Caritas Siria: «Pronti ad accoglierli». Raid ad Abukamal: 8 morti
Un convoglio di profughi in fuga da Maarat al-Numan, nella regione di Idlib

Un convoglio di profughi in fuga da Maarat al-Numan, nella regione di Idlib - (Ansa)

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Dopo oltre un mese di offensiva nella regione, le Forze armate russe hanno confermato che un cessate il fuoco è stato raggiunto a Idlib, ultimo fronte aperto nella guerra civile siriana. La tregua, che entrerà in vigore alle 24 di domenica, è frutto di un accordo fra Russia e Turchia. La regione di Idlib è l’ultima roccaforte delle forze ribelli ripiegate da Aleppo Est e dalla Ghouta orientale, nella regione di Damasco. Fra le numerose milizie anti-regime concentrate nell’ultima regione ribelle anche forze jihadiste, alcune delle quali passate negli ultimi anni sotto l’influenza turca. La tregua, annunciata all’improvviso da Mosca, era stata anticipata nei giorni scorsi solo da alcune indiscrezioni di stampa. Dal primo dicembre nella regione era in corso una massiccia offensiva aerea e di terra russa e governativa contro i combattenti anti-regime.

Tuttavia il cessate il fuoco nella regione nord-occidentale del Paese non ha fatto tacere le armi nel resto della Siria. L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha denunciato che almeno 8 persone sono morte oggi in un raid aereo nella regione di Idlib contro depositi di armi appartenenti a milizie irachene filo iraniane che operano in Siria orientale, al confine con l'Iraq. Secondo l'ong con sede a Londra le vittime erano uomini di Hashed al-Shaabi, le Forze di mobilitazione popolare irachene finanziate e dirette dall'Iran. Un portavoce della coalizione internazionale a guida Usa, schierata in Iraq e in Siria, ha negato qualsiasi coinvolgimento nell'attacco. Tuttavia è da mercoledì che nella regione di Abukamal, lungo il confine con l'Iraq, si registrano attacchi di droni non identificati.

Il cessate il fuoco a Idlib dovrebbe agevolare i soccorsi umanitari di quella che si presenta come l'ultima e più urgente emergenza in Siria. Secondo le agenzie umanitarie dell'Onu, sono circa 320mila i civili sfollati dalla regione di Idlib, fuggiti dall'offensiva russa e governativa in queste ultime cinque settimane. Alcune organizzazioni mediche internazionali riferiscono addirittura di 380 mila sfollati dal 1 dicembre a oggi. Ventimila profughi si sarebbero riversati verso il confine turco nella sola giornata di ieri. Save the Children denuncia che nella prima settimana del 2020 nove bambini sono rimasti uccisi in Siria a causa dell’intensificarsi delle violenze a Idlib che nel 2019 avevano provocato nell’area la morte di un bambino al giorno. Secondo Save the Children 36 bambini hanno già perso la vita da dicembre, quando su quel fronte si è registrata una nuova escalation. "Migliaia di famiglie hanno iniziato il nuovo anno cercando disperatamente di fuggire dalle violenze senza sapere dove andare, abbandonando le proprie terre con i pochi averi che potevano trasportare e per molti non si trattava della prima volta" ha spiegato Sonia Khush direttrice di Save the Children in Siria. Caritas Siria fa sapere che ad Aleppo e Latakia, sedi dei due uffici regionali più vicini all'area di crisi, "non ci sono nuovi sfollati in arrivo da Idlib, ma ci stiamo preparando ad accoglierli. La maggior parte degli sfollati non cerca rifugio nei campi profughi, ma nelle abitazioni dei propri famigliari, nelle case di parenti". Una nuova ondata di profughi è quindi prevista a breve e "ad Aleppo e Latakia e Caritas Siria continuerà la sua opera di assistenza basata su distribuzione di generi alimentari, beni di prima necessità, kit igienico-sanitari, assistenza medica già avviata nell’aprile del 2019, quando è iniziato il flusso massiccio dei profughi" in arrivo dall’area di Idlib.

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