Lo scorso 17 gennaio i miliziani del Daesh hanno attaccato quartieri della città massacrando centinaia di civili e deportandone altrettanti. L'arcivescovo Hindo, sulla base di informazioni raccolte, ritiene che la città rappresenti in questo momento un interesse strategico per i jihadisti: “Molti di loro cominciano a pensare che Raqqa, la loro capitale in Siria, dove stanno confluendo anche le loro milizie in fuga dall'area di Aleppo, potrebbe cadere. E allora si stanno trasferendo a Deir el Zor, forse con l'intenzione di trasformarla in una loro nuova roccaforte. Ma finora le incursioni aere russe e anche quelle degli Usa sono scattate solo quando i jihadisti hanno provato a occupare l'aeroporto”.Il timore è che a Deir el Zor si consumi un dramma simile a quello che è avvenuto a Madaya, la cittadina siriana raggiunta dagli aiuti umanitari solo dopo l'intervento dell'Onu e dove è stata documentata una situazione agghiacciante, con anziani e bambini morti per fame.A Deir el Zor prima della guerra vivevano mille famiglie cristiane. Adesso, secondo quanto risulta all'arcivescovo Hindo, nella città sarebbe rimasto un solo cristiano.
La cittadina, nell'est della Siria, è assediata dal Daesh. Almeno 120mila i civili rimasti. La denuncia di monsignor Hindo.
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