sabato 22 marzo 2025
Israele risponde al lancio di sei missili sulla Galilea: colpiti decine di «obiettivi terroristici». Il partito di Abu Mazen: «Questa battaglia porterà la fine dell'esistenza dei palestinesi»
Un carro armato israeliano in manovra al confine con il Libano

Un carro armato israeliano in manovra al confine con il Libano - Ansa

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All’alba il lancio di sei missili dal Libano verso Metulla, nel Nord di Israele, rompe il cessate il fuoco entrato in vigore il 27 novembre. Tre missili sono intercettati, tre non passano il confine: nessuna conseguenza sul terreno ma il gesto non passa inosservato a Tel Aviv. Mentre alcuni abitanti lasciano la città nel Nord della Galilea, il ministro della Difesa Katz si impegna a garantire la sicurezza in Galilea e avverte: «Il governo libanese è responsabile di qualsiasi colpo provenga dal suo territorio».

La risposta di Israele, preparata da tempo, in pochi minuti è attiva. Benjamin Natenyahu ordina all’esercito di agire con forza: «Israele non permetterà alcun danno ai suoi cittadini e alla sua sovranità» afferma un comunicato dell’ufficio del premier israeliano. Nel mirino della rappresaglia «decine di obiettivi terroristici in Libano» fa sapere l’esercito israeliano. Colpiti decine di lanciarazzi, tra cui il sito da cui sono stati lanciati i missili poco dopo l’alba, e un centro di comando di Hezbollah, afferma lo Stato maggiore israeliano. Sulle colline di Hamames, fonti libanesi denunciano rastrellamenti dell’esercito israeliano. I raid di Israele provocano almeno quattro le vittime e otto i feriti libanesi a Tulin dove, afferma il sindaco Malek Aouali, è stato colpito un centro commerciale. E a sera Netanyahu ordina nuovi attacchi sul sud del Libano.

Rotta ormai la tregua a Gaza, vacilla pure il cessate il fuoco in Libano, in bilico da settimane. Una crisi che a Beirut si tenta di scongiurare. Una «nuova guerra» con Israele, avrebbe conseguenze «disastrose» afferma il primo ministro libanese Nawaf Salam quando i raid israeliani sono appena iniziati. Solo lo Stato ha «il potere di decidere sulla guerra e sulla pace» conclude Salam. Anche il presidente libanese Joseph Aoun condanna i tentativi di «trascinare nuovamente il Libano in un ciclo di violenze» e chiede all’esercito di garantire la sicurezza e di avviare un’indagine sul lancio di razzi di ieri mattina sulla Galilea.

Hezbollah, contro cui tutti puntano il dito, negato di aver lanciato razzi contro Israele: sarebbero «dei pretesti per continuare i suoi attacchi contro il Libano», afferma il gruppo sciita in un comunicato.

Il cessate il fuoco, concordato il 27 novembre, prevedeva entro 60 giorni l'uscita delle truppe israeliane dal Libano e il ritiro delle forze di Hezbollah a nord del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine. L’obiettivo dei due mesi di tregua era lo smantellamento di qualsiasi infrastruttura di Hezbollah al sud per procedere, in concomitanza, al dispiegamento delle forze armate libanesi nella regione. Una scadenza più volte rinviata con l'accusa di Israele al Libano di non aver pienamente rispettato le condizioni: il 18 febbraio l’esercito israeliano si è ritirate dalle aree più densamente popolate ma ha mantenuto cinque postazioni strategiche lungo il confine da cui ha fatto partire attacchi quasi quotidiani contro quelli che sostiene essere siti di Hezbollah. Il Libano ha fatto appello alle Nazioni Unite affinché facciano pressione su Israele affinché si ritiri completamente dal Paese.

Scintille al confine libanese mentre si combatte senza interruzione nella Striscia di Gaza. Secondo fonti palestinesi sono almeno nove palestinesi, tra i quali cinque bambini, uccisi da un raid israeliano su Gaza city: 130 i palestinesi deceduti e 263 i feriti nelle ultime 48 ore nella Striscia secondo la Sanità di Hamas. Una battaglia di cui non si vede la fine e che spinge Fatah – il partito del presidente dell’Anp Abu Mazen – a lanciare la sfida politica ad Hamas: il Movimento di resistenza islamica deve «lasciare la scena e a rendersi conto che la battaglia imminente porterà alla fine dell’esistenza dei palestinesi» a Gaza mentre Israele intensifica le operazioni militari. «Hamas deve mostrare compassione per Gaza, i suoi bambini, le sue donne e i suoi uomini» ha detto Mounther al-Hayek, portavoce di Fatah. Venerdì era stato il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, a lanciare un nuovo ultimatum a Hamas: «Liberi subito tutti gli ostaggi, o l’esercito israeliano conquisterà altri territori della Striscia, evacuerà la popolazione e annetterà quelle zone».

Infine ieri sera i media siriani hanno dato notizia di un raid israeliano contro la città di Najha, fuori Damasco. Nessuna conferma dell’incursione è stata data dalle Forze armate israeliane.

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