Raid sulla Striscia di Gaza - Ansa
Una tregua in tre fasi, che dovrebbe entrare in vigore entro due o tre giorni dall’annuncio. Verrebbero prima liberati tre rapiti, poi le truppe si ritirerebbero dalle aree più popolate consentendo il ritorno della popolazione. A seguire il rilascio di una trentina di “fragili” e la scarcerazione di diverse centinaia di detenuti palestinesi. Resta l’incertezza sull’attuazione della seconda fase, che per ora è stata rinviata ad altri colloqui. Eccola in punti
Lo scambio
In una prima fase verrebbero rilasciati 33 dei 98 ostaggi, a cominciare dai più fragili: i due bambini, le donne incluse cinque soldate, gli uomini ultracinquantenni, feriti o ammalati. Non c’è certezza che siano tutti vivi. Dalle carcere israeliane uscirebbero centinaia, forse migliaia, di detenuti palestinesi, tra cui 150 condannati all’ergastolo.
Via l’esercito
Graduale ritiro dell’esercito, a cominciare dalle zone più densamente popolate. Le truppe lasceranno il Corridoio Netzarim e la popolazione potrà rientrare nelle aree di origine. Il ritiro non si concluderà finché non saranno restituiti tutti gli ostaggi, vivi o morti. Con l’entrata in vigore della tregua, Israele garantirebbe l’ingresso nella Striscia di Gaza di circa 600 camion di aiuti umanitari al giorno, grazie anche alla riapertura del valico di Rafah sul confine con l’Egitto.
Nuove trattative
Resta l’incertezza sul futuro assetto della Striscia. L’accordo prevede tre fasi ma definisce nei dettagli solo la prima, di sei settimane. Dal sedicesimo giorno è prevista la ripresa delle trattative per organizzare la seconda fase e quella finale, che sarà dedicata alla ricostruzione e al nuovo assetto governativo e amministrativo dell’enclave.