DA SAPERE Siglato a Washington l’8 dicembre 1987 dall’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e da quello dell’Urss Mikhail Gorbaciov, il Trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) sancì lo smantellamento di tutti i missili nucleari con gittata tra i 500 e i 5.000 chilometri di Usa e Urss e portò all’eliminazione dall’Europa delle testate nucleari a raggio intermedio: i missili SS-20 sovietici da una parte e i Pershing-2 e i Tomahawk Cruise dall’altra. Segnando così la fine della crisi degli euromissili e – di fatto – la fine della Guerra Fredda. Il Trattato fu il primo accordo di disarmo che obbligava alla distruzione, e non alla semplice limitazione, di un’intera classe di armamenti e fu una delle pietre miliari del disgelo tra le due superpotenze.
Da 24 ore l’Europa è priva dell’ombrello protettivo del trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), il documento che proibisce sviluppo, produzione e dispiegamento di missili balistici o da crociera a corto e medio raggio.
Dal trattato, sottoscritto da Mosca e Washington nel 1987, si erano ritirati prima gli Stati Uniti, lo scorso febbraio, e poi la Russia, fra accuse reciproche di aver sviluppato sistemi in violazione all’accordo. Venerdì, giorno in cui l’uscita degli Usa dal Trattato è diventata effettiva, la Russia ha peraltro proposto agli Stati Uniti e ad altri Paesi della Nato la dichiarazione di una moratoria sul dispiegamento di missili a corto e medio raggio, nonostante l’uscita dall’intesa.
In una intervista, il vice ministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, ha precisato che «nessuno ha deciso di togliere dall’agenda la questione degli accordi strategici». Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo, nel confermare l’uscita dal trattato sottoscritta da Ronald Reagan e da Mikhail Gorbaciov, ha accusato Mosca di essere «la sola responsabile» della fine dell’intesa maturata a Reykjavík e firmata a Washington che segnò una tappa cruciale del disgelo e della fine della Guerra Fredda. «Il ritiro degli Usa, conforme all’articolo XV del trattato, ha effetto a partire da oggi, dal momento che la Russia non è tornata al suo pieno rispetto», ha dichiarato Pompeo in un comunicato.
Il dipartimento di Stato ha spiegato che il presidente Donald Trump «ha incaricato questa amministrazione di aprire un nuovo capitolo dando il via ad una nuova era nel controllo delle armi che vada oltre i trattati bilaterali del passato». E ha aggiunto che gli Usa «restano impegnati per un efficace controllo delle armi che garantisca la sicurezza degli Usa, degli alleati e dei partner, che sia verificabile, applicabile e che coinvolga partner che rispettano la responsabilità degli impegni».
Una fonte del Pentagono ha peraltro già parlato del test di un nuovo missile non nucleare: il timore è sia l’inizio di una nuova corsa al riarmo con Mosca. Da parte sua la Nato ha preso le parti degli Usa, ribadendo che Mosca è l’unica responsabile della dismissione del trattato, a causa dello sviluppo dei missili da crociera Ssc-8 (o 9M729), un missile che secondo la Nato ha gittata di 1.500 chilometri e secondo Mosca di meno di 500. «Oggi, il Trattato Inf cessa di esistere. La Russia è l’unica responsabile della sua fine. La Nato risponderà in modo misurato e responsabile e continuerà a garantire deterrenza e difesa credibili», ha scritto su Twitter il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg.
La reazione russa è stata decisa. «Washington ha commesso un grave errore: lanciando una campagna di propaganda, che si basava su una deliberata disinformazione sulle presunte violazioni della Russia riguardo il trattato Inf, gli Stati Uniti hanno deliberatamente creato una crisi quasi insormontabile attorno al trattato stesso. Il motivo è chiaro: negli Stati Uniti volevano sbarazzarsi delle restrizioni in esso stabilite», ha accusato il ministero degli Esteri russo in un comunicato in cui ha comunque lanciato un appello agli Usa affinché «seguano l’esempio della Russia e adottino tutte le misure necessarie per garantire la stabilità globale». «In caso contrario», ha ammonito il ministero, «l’intera responsabilità della crescita della tensione nel mondo ricadrà su Washington».
Lo scorso 26 giugno Vladimir Putin aveva firmato il procedimento per la sospensione del trattato, passo già annunciato a febbraio dopo l’analogo passo indietro manifestato dagli Usa.
Critiche nei confronti di Washington anche da Pechino, secondo cui si tratta di «un’altra mossa negativa degli Stati Uniti, che ignorano il proprio impegno internazionale e ricorrono all’unilateralismo». Il Nuovo trattato Start per la riduzione delle testate nucleari varato nel 2011 scade nel 2021. Ma i negoziati per il suo rinnovo non sono ancora iniziati. Mikhail Gorbaciov, protagonista con Ronald Reagan dell’intesa del 1987, ha dichiarato che la decisione degli Stati Uniti di abbandonare l’accordo «rende la politica globale imprevedibile e il suo sviluppo caotico», sollecitando le due parti a «operare per preservare il Nuovo Start come ultimo pilastro della sicurezza strategica globale», il cui futuro l’amministrazione americana sembra tuttavia voler lasciare «nell’incertezza».
Nella telefonata fra Donald Trump e Vladimir Putin dello scorsa primavera era emersa la disponibilità di entrambi di aprire anche alla Cina futuri negoziati, in realtà ancora tutti da definire, su nuovi accordi strategici. «L’Ue riafferma il suo impegno per un disarmo ed un controllo efficace delle armi nucleari basato sui trattati – è la posizione della Commissione Europea –. Per questo incoraggiamo a preservare i risultati del trattato Inf. Date le inasprite tensioni, dobbiamo stare attenti a non imboccare la strada di una nuova corsa agli armamenti che ridurrebbe i risultati significativi raggiunti dopo la fine della Guerra Fredda».