Un ritratto omaggio al giornalista della Reuters Danish Siddiqui ucciso in uno scontro tra forze di sicurezza afghane e talebani in Afghanista - Reuters
È stato ucciso oggi in Afghanistan, mentre stava seguendo gli scontri tra le forze di sicurezza afghane e i talebani, il reporter e fotografo della Reuters Danish Siddiqui, 38 anni, di nazionalità indiana. Secondo le prime notizie raccolte Il giornalista sarebbe stato vittima di un agguato, preparato da militanti talebani, vicino al valico di frontiera di Spin Boldak, una postazione chiave al confine con il Pakistan. Il reporter sarebbe stato colpito dal fuoco incrociato talebano mentre l'esercito afgano cercava di riconquistare il valico di frontiera.
A riferirlo all'agenzia di stampa è stato un comandante afghano. Il giornalista, ha aggiunto la fonte, stava parlando con i negozianti locali prima che i combattimenti ricominciassero. Reuters ha riferito di non essere in grado di confermare in modo indipendente le circostanze della morte del reporter. Siddiqui faceva parte del team Reuters che, nel 2018, insieme al collega Adnan Abidi e a cinque altri, ha vinto il premio Pulitzer per la fotografia con i suoi reportage sulle violenze subite dalla minoranza Rohingya in Myanmar. Il presidente afgano, Ashraf Ghani, si è detto scioccato dall'uccisione del cronista e ha dichiarato che la sua morte è avvenuta mentre riportava le "atrocità talebane".
Il giornalista era "embedded", ovvero inserito a tutti gli effetti come se ne facesse parte, nelle forze afghane dall'inizio di questa settimana e, benchè stesse lavorando in quel paese, era il responsabile dei fotografi della Reuters in India. "Stiamo cercando urgentemente maggiori informazioni, in collaborazione con le autorità della regione", hanno dichiarato, in una nota, il presidente di Reuters Michael Friedenberg e il direttore Alessandra Galloni sottolineando che "Danish era un giornalista eccezionale, un marito e un padre devoto e un collega molto amato. I nostri pensieri vanno alla sua famiglia in questo momento terribile".
Siddiqui stamane aveva riferito alla sua agenzia di essere stato ferito al braccio da una scheggia mentre stava seguendo gli scontri. Secondo la Bbc non ci sono stati reazioni del governo indiano e non è chiaro quanti altri siano morti nell'agguato. L'ambasciatore afghano in India, Farid Mamundzay, ha detto di essere stato profondamente disturbato dalla "morte di un amico".
A Siddiqui era stato affidato il compito di documentare gli scontri nella provincia di Kandahar, nell'Afghanistan meridionale, mentre gli Stati Uniti ritirano le loro forze in tempo per il termine ultimo dell'11 settembre fissato dal presidente Joe Biden. I talebani, un esercito fondamentalista islamico, hanno controllato il Paese dalla metà anni novanta fino all'invasione americana del 2001 macchiandosi di gravi abusi dei diritti umani. Con il ritiro degli eserciti stranieri questa milizia musulmana sta riprendendo possesso di ampie parti del territorio scatenando la paura di una possibile guerra civile.
Con base a Mumbai, ex Bombay, sulla costa occidentale indiana, Siddiqui ha lavorato per la sua "Reuters" per più di dieci anni.
Nelle ultime settimane le sue foto di funerali di massa e di pazienti in reparti Covid senza ossigeno e protezioni costretti a condividere letti al picco della devastante seconda ondata del virus in India hanno fatto il giro del mondo e gli hanno fruttato un riconoscimento globale.
Su "Twitter" Siddiqui aveva raccontato della sua paura costante di prendere il virus e trasmetterlo alla sua famiglia. "Quello che mi piace di più", aveva detto, "è catturare il volto umano di una notizia, si tratti di politica, di sport o di economia".
L' Afghanistan è un Paese letale per i reporter di tutto il mondo e classificato al posto 122 su 180 Paesi nell'ultimo Indice della libertà di stampa di Reporter senza frontiere (Rsf). Diversi giornalisti sono stati uccisi in attacchi mirati da quando i talebani e
Washington hanno firmato un accordo nel febbraio 2020 che ha aperto la strada al ritiro delle forze straniere.
Ed è proprio a seguito di quell'accordo che il Paese è caduto in una nuova spirale di violenza con la diffusa offensiva lanciata dagli insorti all'inizio di maggio, quando le forze statunitensi hanno iniziato ad abbandonare il Paese. Un'offensiva che ha mostrato tutta la sua efferatezza nelle immagini diffuse all'inizio della settimana dalla Cnn, dove si vedono decine di soldati afghani disarmati giustiziati a sangue freddo dopo essersi arresi ai talebani.