sabato 14 aprile 2018
Un missile Tomahawk IV costa sul milione di dollari, gli americani ne hanno esplosi 120. La Francia ha testato armi nuove
Il lancio di un missile Tomahawk da una nave da guerra americana (Ansa)

Il lancio di un missile Tomahawk da una nave da guerra americana (Ansa)

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È stato un raid bidimensionale quello di stanotte in Siria. Ha visto l’impiego di almeno dieci fra bombardieri e navi militari, per una mini-guerra dall’aria e dal mare. Obiettivo: colpire i bersagli nemici a distanza di sicurezza dalla contraerea siriana, ormai pienamente integrata con quella russa.

Quali le armi dell’ennesima operazione simi-inutile e dispendiosa? Gli americani hanno mobilitato un cacciatorpediniere e due sottomarini d’attacco, che hanno esploso 120 missili Tomahawk, appoggiati da un bombardiere B1-B, ormai dedito ai soli raid convenzionali a grandissima distanza con i cruise standoff Jassm Er. Gli industriali statunitensi si fregano già le mani: stimano gli incassi per rimpiazzare le armi usate. Un Tomahawk IV costa sul milione di dollari, un missile Jassm fra 500mila e 930mila dollari.

Anche i francesi hanno approfittato della micro-operazione per testare armi nuove, fra cui i missili da crociera navali MdCN, consegnati appena un anno fa, e gli Scalp Eg rinnovati. C’è poco di diverso fra i due missili, visto che gli MdCN da 1.000 chilometri di raggio sono derivati dagli Scalp che armano i cacciabombardieri Rafale (e i Mirage 2000D). E siccome stanotte anche gli inglesi erano della partita, i loro quattro bombardieri Tornado hanno sparato i cruise Storm Shadow, ovvero la versione britannica del francese Scalp. Armi prodotte in sinergia, da Paesi con il grilletto facile.

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