Bimbi giocano tra le macerie di Aleppo
In Siria un bambino su quattro soffre di disturbi mentali, quasi due milioni non vanno a scuola e il 70% su 458 intervistati durante uno studio hanno mostrato segni evidenti di traumi da conflitto.
Sono alcune delle “ferite invisibili” lasciate nel corso degli anni da questa guerra infinita. Ma sono anche le più difficili da curare. Solo ad Aleppo sono migliaia i bambini abbandonati. Alcuni hanno perso i genitori durante i bombardamenti, altri sono stati lasciati a se stessi per i più svariati motivi. Senza dimenticare il mondo nascosto dei piccoli nati da donne violentate, vittime dei terroristi che hanno occupato la città martire siriana.
Sono figli già orfani, privati della dignità di essere iscritti all’anagrafe. Lo Stato guarda a questi innocenti con disprezzo, li chiama «frutti del peccato». E così la colpa dei padri cade sui figli, nati da schiave del sesso in tutti questi anni di conflitto. Un’emergenza sociale che si aggiunge con sempre maggiore evidenza alle innumerevoli difficoltà di una città sofferente. «Non potevamo lasciarli soli», racconta monsignor Abou Kahzen, vicario apostolico di Aleppo, che con il gran Muftì Ahmad Badreddin Hassoun e il francescano padre Firas Lutfi si sono accorti di questa enorme piaga sociale.
Insieme hanno dato vita al progetto “Un nome e un futuro”. «È un progetto ambizioso – racconta padre Lutfi – ma cerchiamo di essere almeno una goccia in questo oceano di bisogni». La sfida dei prossimi mesi sarà infatti quella di accogliere 2.500 bambini, alcuni in quattro centri di accoglienza da costruire non appena arriveranno i primi fondi disponibili, altri da sostenere soprattutto con un percorso scolastico adeguato.
ATS pro Terra Sancta (Onlus che da anni realizza progetti con la Custodia di Terra Santa in Siria) sta curando la raccolta fondi e lo sviluppo di questo progetto, il primo che unisce – in questo Paese ferito e diviso – il mondo cristiano a quello musulmano. «Nel momento in cui entrambi ci troviamo davanti al bisogno concreto – racconta padre Firas – occorre togliersi la maschera e rispondere. Per questo nello staff del progetto ci saranno cristiani e musulmani». Alle madri dei bambini verrà fornita assistenza medica, legale e psicologica, mentre per i figli (oltre a tutto il supporto di cui hanno bisogno) la prima necessità è permetterli di iscriversi all’anagrafe.
Non c’è ancora una legge, anche se il Parlamento la sta discutendo, per censirli e non fargli pagare la colpa dei padri. Ma con questo progetto (che si può seguire e sostenere sul sito www.proterrasancta. org) la speranza comincia a farsi timidamente avanti. Perché un giorno possano diventare cittadini del proprio Paese. Veri figli di Siria, con un nome e un futuro.