sabato 10 dicembre 2022
Le storie di Kherson e Mariupol. Alcuni sanitari sono riusciti a proteggere i piccoli orfani dal sicuro trasferimento. Un migliaio però sono scomparsi nel nulla
L'innocenza e la paura: un volontario della Protezione civile ucraina gioca con i bimbi formando bolle di sapone in un rifugio antiaereo a Kharkiv

L'innocenza e la paura: un volontario della Protezione civile ucraina gioca con i bimbi formando bolle di sapone in un rifugio antiaereo a Kharkiv - Ansa

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Da medico a falsario per salvare gli orfani dalla deportazione. È così che alcuni sanitari sono riusciti a proteggere i bambini soli dal sicuro trasferimento in Russia. Ma per migliaia di altri non si è potuto far nulla e si sono perse le tracce. A Kherson il personale dell’ospedale ha dovuto contraffare le cartelle cliniche per diagnosticare malattie inesistenti e perfino truccare documenti di identità per tenere al sicuro i bambini orfani e quelli che al momento si trovavano senza adulti di riferimento. Ma almeno altri 1.000 sarebbero spariti. Nell’ospedale della città che affaccia sulla Crimea, bombardato per rappresaglia durante la ritirata dei russi, sono stati inventati malanni per 11 orfani. «Emorragia polmonare» per uno, «convulsioni incontrollabili» per un altro, «ventilazione artificiale».

Solo così i piccoli non sarebbero stati appetibili per le adozioni forzate. Volodymyr Sahaidak, direttore di un centro di riabilitazione sociale e psicologica a Stepanivka, nella regione di Kherson, ha rischiato la fucilazione falsificando documenti per sottrarre dal trasferimento 52 bambini orfani e vulnerabili. Il direttore Sahaidak ha affidato alcuni bambini a sette membri del suo staff, altri sono stati accompagnati segretamente da parenti lontani e alcuni dei più grandi sono rimasti con lui presentandoli come figli: «Se non li avessi nascosti – assicura – sarebbero stati portati via».

Un rapporto di Amnesty International conferma queste testimonianze, il contenuto delle inchieste giornalistiche e i timori dell’Unicef. Al terzo mese di guerra, infatti, il Cremlino ha firmato un decreto per «semplificare il processo di richiesta della cittadinanza russa per orfani, bambini senza cure parentali e persone con disabilità». In diversi casi documentati da Amnesty International «bambini senza tutori o genitori in fuga da Mariupol verso il territorio controllato dall’Ucraina sono stati fermati ai posti di blocco militari russi e trasferiti alla custodia delle autorità locali a Donetsk», si legge. In seguito all’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia, alcuni bambini che si trovavano in sanatori, ospedali e collegi statali dentro e intorno alle aree sotto attacco «sono stati separati definitivamente dai loro tutori e dalle loro famiglie. In altri casi, i genitori dei bambini o altri membri della famiglia sono morti nelle ostilità.

Poiché l’elettricità e Internet sono stati interrotti nelle aree sotto assedio, molti di questi bambini non sono stati in grado di comunicare con i loro tutori o familiari». E così sono stati portati via. «Un ragazzo è stato separato dalla madre durante il processo di “filtraggio” e trasferito con la forza a Donetsk, controllata dai russi. Questa è una violazione del diritto internazionale umanitario - ribadisce l’organizzazione per i diritti umani -, che proibisce alla potenza occupante di separare le famiglie durante le evacuazioni». Rintracciato da Amnesty l’adolescente ha ricordato il momento della separazione. «Hanno portato mia madre in un’altra tenda. È stata interrogata. Mi hanno detto che sarei stato portato via da lei. Ero scioccato. Non hanno detto nulla su dove stesse andando mia madre». Una funzionaria del servizio per la protezione minorile delle autorità filorusse gli disse che «forse mia madre sarebbe stata lasciata andare via. Non l’ho più sentita da allora».

L’episodio più controverso riguarda Mariupol, la città martire ridotta in macerie. Mosca ha sempre sostenuto che i civili in fuga verso le aree controllate dai russi lo avessero fatto spontaneamente, in adesione al progetto di annessione del Cremlino. Invece, denuncia Amnesty, alle persone è stato ordinato di lasciare i luoghi in cui si erano rifugiate «e sono state portate nell’autoproclamata Dnr e in Russia con modalità che, almeno in alcuni casi, costituiscono il «crimine di guerra di deportazione» o «illegale» e può costituire un crimine contro l’umanità per espulsione o trasferimento forzato».
Secondo l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, alla data del 17 ottobre 2022, oltre 2,8 milioni di ucraini sono stati registrati come entrati in Russia dall’inizio dell’invasione. «Secondo i funzionari russi, il numero è più alto, con circa 4,5 milioni di ucraini in Russia, inclusi 690.000 bambini, al 5 ottobre 2022», riporta Amnesty.
Il decreto del presidente Putin per accelerare la concessione della cittadinanza russa ai bambini «può facilitare l’assorbimento di bambini e persone con disabilità nella società russa in modi – denuncia sempre Amnesty – che negano il loro diritto di scegliere e preservare la loro nazionalità». Niente di casuale: «La natura sistematica di alcune deportazioni o trasferimenti forzati sono parte di un più ampio attacco alla popolazione civile ucraina».

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