E' polemica a Varsavia per la pubblicazione dell'elenco dei condannati per pedofilia
La Polonia mette all'indice i pedofili. Con l'inizio dell'anno 2018, il ministero della Giustizia di Varsavia ha realizzato una delle promesse fatte da tempo rendendo pubblico, sul proprio sito, il registro dei condannati per reati di pedofilia ai danni di minori di 15 anni. Ne parlano diversi media locali e internazionali. Per poter consultare l'elenco, non è necessario registrarsi, almeno nella parte pubblica che contiene i dati di 768 persone, con il loro nome e cognome, foto, data e luogo di nascita e la località di residenza.
"Il diritto di difendere i nostri bambini è più importante per noi che quello di tutelare l'anonimato", ha spiegato il ministro guardasigilli Zbignew Ziobro che ricopre anche la carica di procuratore generale del Paese. Secondo Ziobro, i pedofili "devono restare sempre sotto il controllo", anche dopo aver scontato la pena, "in modo che tutti sappiano di averli come vicini" di casa.
Non bisognava aspettare molto perché scattasse la gogna: fra ieri e oggi diverse testate locali hanno copiato e pubblicato sulle proprie pagine le foto dei pedofili provenienti dalla loro regione. "C'è il rischio di stigmatizzare non solo i colpevoli, ma anche le loro intere famiglie", avvertono gli esperti dell'emittente "Tok Fm", secondo i quali una tale pubblicazione può contribuire non tanto alla maggiore tutela di bambini quanto all'aumento di tensione sociale, soprattutto nelle piccole località. Per Adam Bodnar l'ombudsman polacco, l'iniziativa è sbagliata perché toglie il senso alle terapie contro abusi sessuali e rende impossibile la reintegrazione sociale degli ex detenuti. Nell'elenco pubblico non comparirebbero invece nomi di sacerdoti.
Accanto al registro pubblico, il ministero ha reso nota l'esistenza anche di un altro, con accesso limitato, che contiene i nomi di 2614 condannati che hanno commesso i reati sessuali contro giovani fra i 15 e i 18 anni. Si tratta di una lista che può essere consultata solo delle forze d'ordine, dagli investigatori ma anche degli imprenditori (prima di offrire il lavoro ai ex detenuti). Secondo il portale "Wirtualna Polska", tutti gli elenchi contengono inoltre molte imprecisioni che potrebbero ulteriormente complicare le pratiche di rientro alla vita sociale da parte degli ex detenuti.