Il Parlamento europeo ha approvato una mozione per avviare un procedimento contro l’Ungheria. Il governo Orbán è sotto accusa per avere indebolito lo stato di diritto e le istituzioni democratiche, attraverso le politiche anti-immigrazione, la stretta sulle università, le misure contro le Ong e gli attacchi alla magistratura. La misura è resa possibile dall’articolo 7 del Trattato di Lisbona, che punisce gli Stati che non rispettano i valori fondanti dell’UE. È la prima volta che il Parlamento la adotta: per la sua rarità e per le sanzioni che comporta – fra cui anche la perdita di voto nelle sezioni europee – è chiama anche “l’opzione nucleare”. A favore hanno votato 448 parlamentari, mentre 197 hanno votato no e 48 si sono astenuti.
Come riporta il Post, tutti concordano che il voto avrà per il momento un significato soprattutto simbolico: per far scattare la rimozione del diritto di voto servono diversi passaggi, e soprattutto il voto favorevole degli altri 27 Stati. La Polonia per esempio – contro cui la Commissione ha avviato l’anno scorso un procedimento dell’articolo 7 – ha già lasciato intendere che proteggerà l’Ungheria. Ora la parola passa al Consiglio europeo, ovvero ai capi di Stato e di governo dell'Unione Europea.
VIOLATO STATO DI DIRITTO, PREMIER ORBAN SI DIFENDE
Nella giornata di martedì si è acceso un dibattito al Parlamento europeo tra gli eurodeputati e il premier ungherese Viktor Orban per decidere se l'Ue debba agire per prevenire "i rischi di gravi violazione dei valori europei" da parte di Budapest.
Il primo ministro ungherese ha parlato al Parlamento europeo con un duro intervento in cui si è dichiarato disponibile ad andare contro gli altri membri dell’Ue pur di "difendere le frontiere e fermare l’immigrazione clandestina": "Voi vi siete già fatti un'idea su questa relazione, e il mio intervento non vi farà cambiare opinione ma sono venuto lo stesso - ha affermato - . Non condannerete un governo, ma l'Ungheria che da mille anni è membro della famiglia europea. Sono qui per difendere la mia Patria". "L'Ungheria - ha proseguito - sarà condannata perché ha deciso che non sarà patria di immigrazione. Ma noi non accetteremo minacce e ricatti delle forze pro-immigrazione: difenderemo le nostre frontiere, fermeremo l'immigrazione clandestina anche contro di voi, se necessario. L'Ungheria sarà condannata perché ha deciso che non sarà patria di immigrazione. Ma noi non accetteremo minacce e ricatti delle forze pro-immigrazione: difenderemo le nostre frontiere, fermeremo l'immigrazione clandestina anche contro di voi, se necessario. Non accetteremo che le forze pro-migrazione ci ricattino, non cederemo al ricatto, difenderemo le frontiere e fermeremo la migrazione clandestina. Anche contro di voi se è necessario. Siamo noi a difendere le nostre frontiere e solo noi possiamo decidere. Vi dico che non accetto questa relazione e che le forze pro-immigrazione ci facciano dei ricatti sulla base di calunnie".
SALVINI: VOTEREMO IN DIFESA DI ORBAN. IL M5S INVECE FAVOREVOLE ALLE SANZIONI
Sul voto sulle sanzioni all'Ungheria si era aperto già martedì uno scontro tutto politico, con i deputati europei della stessa coalizione di governo italiana, Lega-5Stelle che risulta spaccata sul voto sull'Ungheria: "Voteremo in difesa di Orban, l'Europarlamento non può fare processi ai popoli e ai governi eletti" aveva annunciato Matteo Salvini. Mentre il M5S ha votato a favore delle sanzioni sia in commissione, sia in aula.
È la prima volta che il Parlamento europeo si avvale del suo diritto si iniziativa su questa materia. La convalida dell'avvio della procedura del cosiddetto "articolo 7" avviene attraverso regole ben precise: oltre alla maggioranza semplice dei voti (376) la risoluzione deve ottenere almeno i due terzi delle votazioni.
Un risultato tanto più difficile da ottenere dato che il principale gruppo politico in Parlamento, il partito popolare europeo, il Ppe (con 218 eurodeputati) comprende anche Fidesz, il partito di Orban (che a Strasburgo ha 12 rappresentanti), oltre alla formazione di Angela Merkel, la Cdu, al partito cristiano-sociale del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, e ai Republicains francesi.
Gli eurodeputati sono chiamati a esprimersi su una risoluzione in cui si chiede al Consiglio degli Stati membri di "rilevare l'esistenza di un chiaro rischio di violazione grave da parte dell'Ungheria dei valori su cui si fonda l'Ue", nel quadro dell'articolo 7 del trattato Ue.
"L'Ungheria ha imbavagliato i media indipendenti, limitato il settore accademico, ha sostituito i giudici indipendenti con giudici più vicini al regime, ha reso la vita difficile alle Ong. Nulla è migliorato da quando questa relazione è stata votata a giugno, anzi" ha spiegato l'eurodeputato Judith Sargentini (Verdi) esprimendo le "preoccupazioni" del Parlamento europeo sul "funzionamento del sistema costituzionale ed elettorale" ungherese, "l'indipendenza della giustizia", "la corruzione e i conflitti di interesse" o varie libertà individuali come il diritto dei richiedenti asilo.
"Abbiamo sempre sostenuto che si tratta di una caccia alle streghe", ha risposto Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese, stilando una 'scheda informativa' di oltre 100 pagine.
Contro l'Ungheria, l'esecutivo europeo ha finora fatto ricorso a diverse procedure d'infrazione per esprimere la sua insoddisfazione sul non rispetto della legislazione Ue in materia di diritto d'asilo, sulla legge che rende perseguibile penalmente chi aiuta un migrante, sul finanziamento alle Ong e sulla legge sull'istruzione superiore.