Una domenica come tante: il vestito
della festa e la funzione in chiesa. Una domenica di sangue,
ancora una volta, per i cristiani di alcuni villaggi del
nord-est della Nigeria. Gli assassini sono arrivati a bordo di
pick-up e di motociclette, sgommando nelle strade e nelle
piazzette, sparando e lanciando granate, investendo con il loro
furore sanguinario le chiese e i cristiani. L'aggressione è cominciata alle 8.45 ora locale, quando i fedeli erano in chiesa per la Messa. Almeno cinque le chiese prese d'assalto e devastate, quattro i villaggi dove la conta dei cadaveri non è ancora
finita. Un funzionario dello Stato ha riferito che "al momento ci sono 54 morti", ma il bilancio potrebbe salire.Massacrati a caso, a colpi
d'arma da fuoco o dall'esplosione di bombe a mano scagliate da
uomini che a Kwada, Kautikari, Karagau e Ngurojina hanno fatto
irruzioni nei luoghi di culto durante la messa con l'unico
obbiettivo di uccidere, terrorizzare, scatenarsi nelle peggiori
bestialità.
Teatro degli attacchi, avvenuti in contemporanea e coordinati
da un'organizzazione decisamente accurata, sono località nello
stato di Borno
a pochi chilometri da Chibok, la città della
Nigeria nord-orientale dalle quale a metà aprile nella
scuola-convitto dove erano andate a sostenere gli esami furono
rapite oltre 200 liceali, mai più tornate a casa.Nessuna rivendicazione è giunta finora ai media locali in
relazione agli attacchi odierni, ma è convinzione delle autorità
e della popolazione che siano gli integralisti islamici del
gruppo Boko Haram ad aver pianificato l'ennesimo bagno di
sangue. Un testimone ha raccontato di aver contato 15 cadaveri,
un altro ne ha visti dieci. Al telefono un abitante ha detto che
gli è stato riferito che i fedeli uccisi "sono decine, uomini,
donne, bambini. I feriti? Non so, stanno cercando di
soccorrerli, ma molti sono scappati nella boscaglia e sono stati
ammazzati lì".
Sarebbero fuggiti anche i soldati inviati dal presidente
Goodluck Jonathan per proteggere la popolazione. Ai primi spari,
ha riferito un capo locale, sono spariti anche loro nella
foresta, senza sparare un solo colpo. Impossibile verificare la
veridicità di queste informazioni, in zona ormai non ci sono più
organizzazioni non governative ad aiutare una popolazione
stremata dall'offensiva integralista che da oltre cinque anni
colpisce indifferentemente cristiani e musulmani moderati,
comunque civili inermi impossibilitati a difendersi. La fuga,
l'esodo, l'abbandono delle proprie cose e delle proprie case per
migliaia di persone è rimasta l'unica alternativa alle
vessazioni, ai saccheggi, alla morte."Almeno cinque chiese sono state date alle fiamme, bruciate fino
alle fondamenta", "Ci sono nere colonne di fumo che si alzano
verso il cielo", "Molte case sono state rase al suolo": queste
le voci che arrivano nelle rare comunicazioni ancora possibili.
Le autorità centrali nigeriane dicono di non avere notizie,
perché "le linee telefoniche sono interrotte". Evidentemente, fa
notare sconsolato un responsabile del distretto di Chibok, sono
interrotte anche quelle tra i soldati e i vertici militari.