Nicole Fontaine (Ansa)
Fino all’ultimo, malgrado la malattia, conservava nello sguardo lampi d’entusiasmo giovanile che provocavano ammirazione negli interlocutori. E ben più che le prestigiose cariche passate di presidente dell’Europarlamento e di ministra, amava citare le opinioni degli studenti universitari con cui aveva stretto un continuo dialogo, fra lezioni in aula e centinaia di conferenze appassionate sull’Europa.
Nicole Fontaine, volto elegante e contagiosamente energico dell’europeismo francese, se n’è andata all’età di 76 anni.
Eurodeputata di lungo corso e di spicco del Gruppo popolare, occupò lo scranno più prestigioso dell’Europarlamento fra il 1999 e il 2002, dopo aver conquistato grande notorietà in Francia fin dagli anni Ottanta.
All’epoca, alla guida dell’istanza nazionale per l’insegnamento cattolico, osteggiò con determinazione di ferro e grande carisma il tentativo mitterrandiano di uniformare scuole cattoliche e sistema statale (riforma del ministro Alain Savary). Il presidente socialista subì uno smacco sonoro, mentre per il mondo cattolico transalpino fu una prova indimenticabile della propria capacità di scendere in piazza senza remore per difendere un ideale di libertà ed equilibrio.
Brillante avvocata, fu pure ministra neogollista dell’Industria sotto Chirac, fra il 2002 e il 2004, nel secondo governo del premier Jean-Pierre Raffarin.Nel 2016, l’ultima intervista ad Avvenire. Con la consueta verve, si era mostrata controcorrente sulla Brexit, vedendovi «l’opportunità di un chiarimento salutare in vista di un rilancio della costruzione europea».