lunedì 22 gennaio 2024
Il presidente della Marcia, Nicolas Tardy-Joubert, ha sottolineato che «la cultura di morte non è una fatalità»
La Marcia per la Vita di Parigi

La Marcia per la Vita di Parigi

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Per le strade del centro di Parigi, a ritmo di musica, hanno scandito o mostrato slogan come: «Proteggere chi è debole, questo sì che è forte». Ma anche: «Smettetela di prendervela con gli embrioni». Oppure: «Il primo diritto è quello di vivere». O ancora: «Curare non significa uccidere».

Fra tanti volti giovani e un vortice d’energia nonostante il freddo, la Marcia francese per la vita è entrata in scena ieri sullo sfondo di un contesto politico particolare, segnato dalla volontà del presidente Emmanuel Macron d’investire nuovamente il fronte bioetico nei prossimi mesi, attraverso misure legislative come la costituzionalizzazione dell’aborto e la riforma del fine vita, con il rischio, avvertito come mai prima, di un’inedita breccia verso il suicidio assistito. Non a caso, sullo striscione che apriva il corteo, si poteva leggere: «Eutanasia. Giuramento d’Ippocrate».

Parlando all’inizio della manifestazione, il presidente della Marcia per la vita, Nicolas Tardy-Joubert, ha sottolineato che «la cultura di morte non è una fatalità», come ha dimostrato l’affluenza dei manifestanti a migliaia, presenti «per dire con forza che un’altra politica è possibile». Sul fine vita, ha proseguito Tardy-Joubert, si dimentica spesso di ammettere che «due terzi dei francesi che avrebbero diritto alle cure palliative non vi hanno accesso». Per il leader associativo, «il vero progresso è sostenere la cultura della vita», soprattutto in una società dove può diffondersi invece la banalizzazione del «far morire», secondo quanto si osserva già in particolare in Belgio. Da qui, la promessa finale: «Non abbandoneremo i più fragili».

Fra i modelli ricordati nel corso della manifestazione, Madre Teresa, il genetista francese Jérôme Lejeune e, sul fronte italiano, Carlo Casini, il fondatore del Movimento per la Vita.

Tanti i momenti vivaci della giornata, come quando soprattutto i più giovani hanno intonato una canzone rivolta all’Eliseo: «Se fossi presidente della Repubblica, nessun bambino avrebbe più una fine tragica. Si farebbe il massimo per i più piccoli fra gli uomini. Si proteggerebbe il bambino, se fossi presidente».

All’inizio del corteo, i manifestanti non si sono scomposti più di tanto dopo l’irruzione in piazza di alcune militanti femministe svestite del gruppo ‘Femen’, che hanno gridato «l’Ivg è sacra» (con riferimento all’acronimo burocratico per ‘interruzione volontaria di gravidanza’, ovvero l’aborto), prima d’essere fermate.

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