Gloria Trevisan, 27 anni di Camposanpiero, in provincia di Padova, architetto, e il suo collega e coetaneo Marco Gottardi, di San Stino di Livenza, nel veneziano, sono ancora ufficialmente dispersi.
Il bilancio delle vittime del devastante incendio che ha distrutto un palazzo a Londra qualche giorno fa è salito ad almeno 30 morti e la polizia sta indagando sull'accaduto. Lo ha detto stamani un alto funzionario di polizia. «Sappiamo che almeno 30 persone sono morte nel rogo», ha spiegato il comandante Stuart Cundy, aggiungendo che il bilancio delle vittime è destinato a salire. Cundy ha detto inoltre che 24 persone sono ancora in ospedale, 12 in terapia intensiva. «L'indagine farà luce su quali reati possano essere stati commessi», ha aggiunto Cundy. La polizia ha detto inoltre che non vi sono elementi per credere che l'incendio sia stato appiccato volontariamente. Secondo la Bbc, i dispersi sarebbero 76. Proseguono le ricerche con droni e cani da soccorso, dato l'alto rischio di crolli.
Gloria Trevisan, 27 anni di Camposanpiero, in provincia di Padova, architetto, e il suo collega e coetaneo Marco Gottardi, di San Stino di Livenza, nel veneziano, i due giovani dati per dispersi nel rogo, sono morti. La notizia è ufficiale. Sono stati identificati tra le vittime. A comunicarla l'avvocato della famiglia Trevisan, Maria Cristina Sandrin, contattato dalla Farnesina. "Chiediamo a questo punto che vengano spenti i microfoni e le telecamere su questa vicenda e che venga rispettato il dolore di queste due famiglie", ha dichiarato il legale.
«Con il passare delle ore le nostre speranze, già ridotte al lumicino, stanno diminuendo, ma fino a che non ci diranno di aver ritrovato i nostri ragazzi continuiamo a credere nel miracolo», ha sperato fino in fondo Giannino Gottardi, padre di Marco.
Vai a scavare, neppure tanto, e impatti con il dramma e la speranza di troppi neolaureati. Gloria si è laureata il 18 ottobre scorso con 110, ma «qui purtroppo le soluzioni professionali non danno gli esiti che ogni giovane meriterebbe» sospira, commossa, l’avvocato Sandrin, che con un nodo in gola sollecita il governo italiano a fare una serie riflessione perché «evidentemente in Italia c’è qualcosa che non va». Atterrati ai primi di marzo nella City, i due giovani, fidanzati, avevano già trovato un lavoro e un alloggio: nella Grenfell Tower, al ventitreesimo piano del grattacielo. Al racconto delle loro ultime telefonate, scoppiano in lacrime pure i telecronisti.
«Non vi preoccupate qui finisce tutto bene»
«Grazie di tutto, mamma, per quello che hai fatto per me» avrebbe detto Gloria. Il padre di Marco, Giannino Gottardi, dopo aver ricevuto una telefonata allarmata da parte dalla mamma di Gloria, ha subito chiamato il figlio che in diretta al cellulare gli raccontava dell’incendio, apparentemente tranquillo. «Papà non ti preoccupare, qui finisce tutto bene», gli avrebbe detto al telefono Con il passare dei minuti però, l’agitazione è salita. «Qui sta aumentando il fumo», ha detto il figlio al padre, e poco dopo è caduta la linea e la disperazione ha preso il sopravvento. La telefonata sarebbe durata quasi mezz’ora.
«È colpa dello Stato che costringe i nostri giovani ad andare all’estero per cercarsi un futuro» si è sfogato Loris Trevisan, padre di Gloria. «Aveva appena trovato un lavoro, poteva essere l’inizio di una nuova vita». «Gloria era andata all’estero per dare una mano alla famiglia che in questo momento sta attraversando un grave momento dal punto di vista economico». Pare a seguito delle tante difficoltà patite dalle famiglie di risparmiatori delle ex Popolari del Veneto. Gloria aveva trovato un lavoro, nel Padovano, da 300 euro al mese. Di 1.800 sterline l’offerta ricevuta da Londra. Ed ecco la fuga. Marco si era laureato l’estate scorsa, con il massimo dei voti, 110 e lode. E anche lui sperava in un lavoro come quello della sua Gloria.
Intanto i testimoni raccontano che il 23esimo piano della Grenfell Tower di Londra è un cimitero, così come il 22esimo, il 24esimo e molti altri. Da quel rogo infernale iniziano ad emergere i nomi, i volti e le storie di quanti sono rimasti imprigionati fra le fiamme, e anche se vengono contati ancora fra i dispersi, come i due giovani italiani Marco Gottardi e Gloria Trevisan. E mentre viene diffusa l'identità della prima vittima, il 23enne rifugiato siriano Mohammed Alhajali, uno dei tanti stranieri che abitavano nella torre popolare e che sognavano di rifarsi una vita nella capitale multiculturale del Regno, si intersecano anche i racconti. La vicenda del giovane siriano è esemplare per raccontare la tragedia di molti inquilini, casomai scampati dalla guerra e dalla povertà in qualche Paese africano o del Medio Oriente per ritrovarsi in una trappola mortale nella moderna Londra. Mohammed era arrivato in Gran Bretagna per studiare ingegneria civile alla University of West London ma non pensava di restarsene per sempre all'estero. Quello che avrebbe imparato lo voleva poi usare una volta tornato nel suo Paese per ricostruirlo dalle rovine della guerra civile, come ha raccontato il suo amico Abdulaziz Almashi. «Era un ragazzo straordinario, pieno di passione e amore per la sua famiglia, non ci credo che non sia più qui», ha aggiunto. La fine per Alhajali, che viveva al 14esimo piano, si
è consumata come per molti altri al telefono: mentre le fiamme si avvicinavano al suo appartamento parlava con un amico in Siria fino a dirgli che lo salutava perché ormai tutto attorno a lui stava bruciando.
I racconti dell'orrore
Fra le storie più agghiaccianti avvenute al 23esimo piano c'è quella della 30enne Rania Ibraham, madre di due bambini, di tre e cinque anni, che disperata aveva perfino inviato sul suo profilo Facebook dei video per tentare di chiedere aiuto mentre le fiamme si propagavano. Nell'ultimo filmato pregava in arabo e chiedeva perdono. Tanti i cognomi mediorientali e asiatici, intere famiglie, bambini di pochi anni, ragazzini e anche anziani, rimasti intrappolati per la difficoltà a muoversi. Mohamednur Tucca era alla Grenfell Tower con la moglie e la figlia di tre anni per visitare alcuni parenti. «Non abbiamo più sue notizie - ha spiegato Mike Morgan, il suo manager in una agenzia di pubbliche relazioni - lavora con noi da dieci anni ed è per noi come un parente».
Famiglie probabilmente distrutte e altre spezzate. Come quella di Jessica Urbano, 12 anni, che si trovava al ventesimo piano e nel caos della gente che tentava di fuggire dalle fiamme si è separata dai suoi parenti. Ana Ospina continua disperatamente a cercare la sua nipote, si è fatta tutti i sei ospedali di Londra dove sono ricoverati i feriti, ha lanciato appelli ovunque. Ma non ha ottenuto nessuna risposta. Qualcuno dice che Jessica sia stata vista per l'ultima volta con un gruppo di persone che tentava di mettersi in salvo lungo le scale della torre maledetta.