I burqa e gli uomini con i fucili sono tornati per le strade del Paese. E, sempre di più, l’Afghanistan inizia la sua discesa nel silenzio. Mentre l'attenzione internazionale comincia a diminuire, quasi un mese dopo la riconquista del potere da parte dei talebani, i cristiani locali, credenti nascosti di una fede non ammessa, cercano di ritrovare un equilibrio in questa difficile situazione.
Nei giorni in cui Kabul cadeva, Fatimah dava alla luce una bambina: un segno di vita e speranza nel mezzo del caos. «La notte in cui i talebani hanno preso il potere, è come se avessi sentito qualcuno entrare nei miei ricordi per cercare di estirparli e farmi paura», afferma Saad nel breve audio, di cui vi riportiamo la trascrizione e traduzione in italiano. Saad e Fatimah, sono i nomi di fantasia di due cristiani afgani che hanno scelto di rimanere.
Sanno perfettamente cosa significherebbe se venissero scoperti: è sempre stata clandestina la loro fede in Afghanistan che stando alla graduatoria stilata da Porte Aperte onlus è uno dei Paesi al mondo dove più si perseguitano i fedeli cristiani.
Per ragioni di sicurezza, i nomi dei due testimoni sono stati cambiati e le loro voci alterate elettronicamente.
Ansa
TRADUZIONE IN ITALIANO:
Saad: "La prima cosa da sapere sull’Afghanistan è che quanto sta succedendo non è nulla di nuovo".
Fatimah: "Certo, è la prima volta che succede in 20 anni. I soldati nella capitale possono essere cambiati, ma la minaccia non è nuova. C’era pericolo, ora ce n’è di più. Ci conviviamo da molto tempo. E a maggior ragione, il dolore di vivere per Gesù e rischiare tutto per seguirlo non è nulla di nuovo. Non lo è per me, come non lo era per i miei nonni, che vivevano per Lui e Lo seguivano. Questa è la realtà per i cristiani afghani, da oltre 40 anni. Prima sotto i talebani, poi sotto il governo afghano supportato dagli americani, prima che i talebani riprendessero il controllo il mese scorso".
Fatimah: "L’Afghanistan è sempre stato un luogo pericoloso per i cristiani. Seguire Gesù apertamente è impossibile. Ora le cose sono peggiorate. È peggio di prima, ma non è nulla di nuovo".
Saad: "Quando i talebani hanno preso il controllo, si è realizzato ciò che temevamo. Non potete capirlo come me. Non so spiegarlo a parole. Ci convivo da quando sono piccolo. 20 anni fa, una notte, un uomo ha osato credere che la libertà fosse arrivata per restare e ha acceso il suo stereo. Poi un altro. Poi un altro. E poi un altro ancora. Presto le strade si sono riempite di musica e si sentivano risate e canti".
Saad: "La notte in cui i talebani hanno preso il potere, è come se avessi sentito qualcuno entrare nei miei ricordi per cercare di estirparli e farmi paura".
Saad: "Nella stanza accanto, mia moglie è entrata in travaglio ed è nata una bimba. Una bimba in una famiglia cristiana, in quella fatidica notte. Mio padre ha letto il Salmo 20 per la piccola e per mia moglie, dall’altra parte della tenda, dove gli uomini erano raggruppati. Avevamo paura. Abbiamo paura. In questo Paese la vita non è mai stata facile per i cristiani, ma ora è peggio. Ci chiamiamo per chiederci del mal di testa, del dolore alla spalla, di ferite e vecchi problemi di salute, per rimanere in contatto. Per ora è tutto ciò che possiamo chiedere".
Saad: "Circolava una lista con i nostri nomi. Alcuni fingono di essere credenti perché pensano così di poter ottenere il visto per essere accolti in un’altra nazione.
Alcuni sono stati uccisi. Altri sono stati rapiti, altri ancora scomparsi. Sembra il giorno dopo un'enorme, catastrofica esplosione. Le luci si sono spente. La festa iniziata una notte di quasi 20 anni fa è terminata e la musica è stata sostituita da urla, spari e anche dal silenzio. Il suono del nulla".