martedì 14 gennaio 2025
Quindici anni fa il devastante sisma che provocò 315mila morti. Le promesse di aiuti sono rimaste sulla carta. Il grido d'allarme di Caritas Italia
Un'immagine del post terremoto ad Haiti

Un'immagine del post terremoto ad Haiti - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Il terremoto di Haiti va avanti da quindici anni. La scossa di 7 gradi Richter che ha ridotto in macerie la capitale, Port-au-Prince, il 12 gennaio di quindici anni fa, è stata solo il principio della spirale di catastrofi che hanno portato all’implosione dello Stato e all’attuale collasso. Una crisi umanitaria senza precedenti che, però, «non fa rumore», come denuncia Caritas Italiana, presente nel Paese dal 2010. Le radici dell’attuale tragedia affondano proprio nel sisma. La morte di 315mila persone, sepolte sotto le macerie, riuscì a commuovere il mondo e a fare uscire l’isola dal cono d’ombra in cui è solitamente confinata. La comunità internazionale, sull’onda della commozione generale, stanziò la cifra record di 6,4 miliardi di dollari e promise – per bocca di Bill Clinton, all’epoca presidente del comitato per la riedificazione – di «ricostruire meglio» il Paese. La promessa, però, è rimasta sulla carta. Il 97 per cento dei fondi, in realtà, è tornato indietro in termini di appalti alle aziende degli Stati donatori.

Il resto è semplicemente svanito. Il poco realizzato – hotel extralusso, riqualificazione urbana, un parco industriale nel nord – è sembrato rispondere più a interessi particolari che alle enormi necessità della nazione più povera d’Occidente prima, all’epoca come ora, delle infrastrutture e dei servizi di base. Pochi, a livello di istituzioni internazionali, si sono interrogate sulle ragioni dell’evidente fallimento. Al contrario. Il mondo ha addossato la responsabilità sulle spalle, già sovraccariche, degli haitiani, accusati di essere «incapaci di spendere bene il denaro ricevuto». Un nuovo stigma che si è aggiunto ai tanti con cui, fin dalla rivoluzione anti-schiavista, le potenze coloniali hanno gravato la prima Repubblica nera della storia. Il risultato è stato il precipitare di Haiti nel baratro del disinteresse. In cui tuttora è imprigionata. Nel frattempo, le bande armate – finanziate da politici e magnati – hanno approfittato del vuoto istituzionale per estendere i loro tentacoli fino a controllare di fatto la capitale. E a isolarla dal resto del Paese, blindando gli accessi via terra. A Port-au-Prince le gang hanno imposto la loro legge feroce. «Il Paese vive una catastrofe umanitaria senza precedenti e non dichiarata, nascosta, oso dire, dal resto del mondo. Parliamo di una catastrofe alimentare, una catastrofe di sicurezza, una catastrofe in cui il cittadino, la persona, perde ogni valore davanti alla violenza e agli abusi di chi cerca il proprio beneficio in queste situazione. Per favore, non dimenticateci!», è il drammatico appello di Maddalena Boschetti, missionaria camilliana nel Paese dal 2002. L’escalation di violenza – come ricorda Caritas italiana – ha causato, solo nell’ultimo anno, 5.500 omicidi. Ospedali e mercati sono diventati obiettivi delle bande che li utilizzano come mezzi per esercitare il controllo sull’intera zona. Per fuggire dalle vessazioni delle bande, oltre 700mila persone hanno lasciato i propri quartieri e sopravvivono ammassati nelle piazze e negli edifici in disuso della capitale. Più della metà sono donne e bambini, i più colpiti. Gli stupri sono cresciuti del 1000 per cento, le bande hanno incrementato il reclutamento di minori del 70 per cento mentre un migliaio di scuole ha dovuto chiudere a causa degli scontri. Proprio sull’infanzia e le categorie più colpite si concentra l’impegno di Caritas italiana, grazie a un fondo di emergenza stanziato dalla Cei, sono previsti una serie di interventi nell’area metropolitana della capitale, dove si trova la gran parte degli sfollati, e in quattro dipartimenti del sud in cui cerca rifugio chi riesce a scappare. Un intervento verrà realizzato in Repubblica dominicana a favore dei profughi. «Non rinunciamo a cercare segni di speranza – conclude Maddalena Boschetti –, anche grazie alla resilienza del popolo haitiano».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: