sabato 19 agosto 2023
Parigi e i suoi industriali cercano di bruciare la concorrenza. Spedito sui campi di battaglia un nuovo fucile, la guerra è un'ottima vetrina per chi commercia morte
Un Mirage 2000 francese a Taiwan. I francesi ora puntanto sul mercato Ucraino e non solo, la guerra è un'ottima occasione per incrementare vendite e guadagni

Un Mirage 2000 francese a Taiwan. I francesi ora puntanto sul mercato Ucraino e non solo, la guerra è un'ottima occasione per incrementare vendite e guadagni - Ansa

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Manca ancora l’ufficialità, ma la Francia avrebbe trasferito jet da guerra all’Ucraina, anticipando americani ed europei in una gara rivolta al domani più che al presente.

Ne è convinto Xavier Tytelman, caporedattore della rivista specializzata “Air and Cosmos”. Tutti i media sociali francesi riprendono la notizia, ma il ministero della Difesa, a Parigi, non conferma, né smentisce. Mantenere il riserbo gli permette di non allertare i russi, che reagirebbero con più cattiveria a quello che appare un segreto di Pulcinella.

Mentre la coalizione F-16 stenta a decollare, la Francia addestra piloti ucraini già da marzo, nelle scuole che preparano gli equipaggi transalpini a volare sui caccia Mirage 2000, gli stessi girati a Kiev.

La Francia ne ha in abbondanza. Tutto torna nella logica d’Oltralpe. A gennaio, Macron aveva sorpreso gli alleati: «Jet a Kiev? Non lo considero un tabù». Il suo Paese è un grande mercante di armi e gli industriali francesi stanno facendo carte false per accaparrarsi la ricostruzione post-bellica dell’esercito ucraino, che varrà decine di miliardi di euro.

La concorrenza è agguerrita. I tedeschi stanno usando la potenza di fuoco di Rheinmetall e Kmw per ipotecare il settore terrestre di Kiev. Promettono fabbriche e promuovono cingolati appena usciti dalle catene di montaggio. Chi piazza armi pregiate nella guerra in corso, si assicura contratti di armamento futuri, perché, a guerra finita, Kiev dovrà ricostruire tutto adeguandosi agli standard dell’Alleanza Atlantica.

L’aeronautica sarà il perno della partnership con l’Occidente. Muterà volto, passando da aerei sovietici a jet Nato. Ed ecco allora i francesi prendere in contropiede svedesi e americani, due giganti in fatto di aerei da guerra, e metter mano al portafogli. In ballo ci sarebbero tre dozzine di jet.

Non è chiaro quanti siano già in mano a Kiev. Che la transazione sia in corso lo proverebbe anche una foto risalente alla prima decade di agosto. L’immagine mostra Zelensky, penna in pugno, autografare un missile Scalp montato su un Mirage 2000C, un aereo che, nel Sahel, ha fatto strage di pick-up e moto jihadisti.

Volare sul Mirage è per francesi e ucraini una scommessa sull’avvenire: il caccia, pur superato, è fra i più affidabili e maneggevoli del pianeta. Non cambierà le sorti della guerra, ma tornerà utile contro i droni, i cruise e altri bersagli russi, facendo il gioco degli uffici marketing di Mérignac. Fra un bombardamento e l’altro, promuoverà le produzioni di Saint-Cloud.

Purtroppo la guerra è una vetrina succulenta per industriali senza scrupoli e quelli francesi sono in fermento: dietro le quinte, premono perché Kiev, a guerra ultimata, compri il loro ultimo “gioello”: il Rafale, che sta conquistando un mercato dopo l’altro. Ci sarà da battere i Viper e gli F-35 americani, i Gripen svedesi e gli Eurofigther di un consorzio europeo, che si affronteranno in una gara irrispettosa delle tragedie ucraine.

Ma gli industriali d’oltralpe se ne infischiano: in questo, il gruppo Thales non è secondo a nessuno. Nei giorni scorsi, avrebbe spedito in Ucraina un altro ritrovato, un fucile d’assalto nuovo di zecca: l’Acar, pensato per il mercato australiano e per i clienti più esigenti. Quale occasione migliore per “provarlo” sul campo di battaglia, facendogli acquistare quel “plusvalore” tipico delle armi testate in combattimento come fanno da tempo i russi? L’ennesimo insulto alle migliaia di morti di questa guerra.



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