Corsa ai chip, la Cina vince la sfida sulla ricerca
di Luca Miele
Il gigante asiatico ha pubblicato più report che i tre Paesi classificati alle sue spalle messi insieme. Ma nel campo della produzione, Pechino è ancora indietro

Non ha ancora vinto la “partita” globale dei semiconduttori, ma ha sicuramente vinto quella delle pubblicazioni scientifiche sui semiconduttori. Da sola la Cina ha sfornato più report che i tre Paesi classificati alle sue spalle messi insieme, gettando le basi – scrive il South China Morning Post – “per un possibile ruolo di leadership nella tecnologia dei semiconduttori di prossima generazione”. Mentre la guerra per il primato tecnologico si combatte senza esclusioni di colpi (e di dazi), il gigante asiatico è diventato il Paese numero uno al mondo nella pubblicazione di articoli sui semiconduttori, secondo un rapporto pubblicato dall'Emerging Technology Observatory (ETO) presso la Georgetown University.
I numeri testimoniano il predominio cinese. Come riporta Asia Times, secondo il rapporto ETO, dal 2018 al 2023, gli studiosi cinesi hanno pubblicato 160.852 articoli accademici, più degli Stati Uniti (71.688), dell'India (39.709), del Giappone (30.401) e della Corea del Sud (28.345). Tutte le prime 10 organizzazioni di ricerca citate avevano sede in Cina, ad eccezione del Centre National de la Recherche Scientifique francese, che si è classificato al n. 3. Dal 2018 al 2023, la Chinese Academy of Sciences (CAS) ha pubblicato 14.387 articoli correlati ai chip, seguita dall'University of Chinese Academy of Sciences (7.849), dal Centre National de la Recherche Scientifique (5.446) e dall'University of Electronic Science and Technology of China (5.237).
La leadership della Cina nella ricerca sui chip, scrive ancora il quotidiano di proprietà del co-fondatore di Alibaba Jack Ma, “arriva nel bel mezzo della spinta del Paese verso l'autosufficienza nel settore dei semiconduttori per contrastare le sanzioni imposte da Washington per preoccupazioni di sicurezza nazionale”. Anche se la capacità di Pechino di realizzare chip di fascia alta registra ancora dei ritardi rispetto ai Paesi concorrenti.
Che l’impegno profuso sia massiccio lo testimonia anche l'ondata di scienziati che sono tornati nel Paese per lavorare nel mondo accademico nel campo dei semiconduttori, tra cui l'esperto di chip della Tsinghua University Sun Nan e più di recente l'ex ingegnere Apple Wang Huanyu, che si è unito alla Huazhong University of Science and Technology. L’ostracismo Usa ha fatto il resto. Funzionando da pungolo. "L'innovazione scientifica e tecnologica della Cina ha più di una volta sfidato l'immaginazione delle persone", ha affermato il ministro Wang Yi, membro del politburo del Comitato centrale del Partito comunista cinese e ministro degli Esteri, in una conferenza stampa a Pechino il 7 marzo. "Questo viaggio non è stato facile. Che si tratti di tecnologia missilistica, scienza spaziale o produzione di chip, la repressione esterna ingiustificata non si è mai fermata. Ma dove c'è un blocco, c'è una svolta; dove c'è repressione, c'è innovazione".
Non è allora un caso che durante la liturgia delle "due sessioni" sia stata alta l’enfasi sullo sviluppo tecnologico del Paese. Come riportato dalla Cnn, “gli zar economici della Cina hanno annunciato un fondo sostenuto dallo Stato per supportare l'intelligenza artificiale e altre innovazioni tecnologiche, che hanno stimato che attirerà quasi un trilione di yuan (138 miliardi di dollari) di capitale in 20 anni da governi locali e dal settore privato”. La corsa, insomma, è appena iniziata.
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