La nuova Cina di Xi Jinping: più moderata (ma con più armi)

Budget della difesa in aumento del 7,2 per cento a 249 miliardi di dollari, Pil su del 5%. Ma Pechino vuole presentarsi come un attore “dialogante” sulla scena mondiale
March 4, 2025
La nuova Cina di Xi Jinping: più moderata (ma con più armi)
ANSA | Al via a Pechino i lavori della terza sessione del 14esimo Congresso nazionale del popolo
La parola d’ordine – insinuata, ripetuta, infilata un po’ dappertutto - è moderazione. La Cina presenta i suoi numeri e lo fa all’insegna della “moderazione”, sventolando «bilanci della difesa che hanno registrato aumenti stabili e moderati nell'ultimo decennio». Confermandosi, però, come il Paese che più spende al mondo in armi, secondo solo agli Usa.. Un mascheramento? L’urgenza di accreditarsi come un agente di stabilizzazione in uno scenario mondiale sempre più convulso e in movimento? Se non poteva mancare nella liturgia politica il riferimento alla «riunificazione» con Taiwan, al tempo stesso la retorica ufficiale non ha mancato di sottolineare come la Cina «non cercherà mai l'egemonia né si impegnerà nell'espansionismo». La crescita del budget militare 2025, come indicato in occasione dell'apertura della terza sessione del 14esimo Congresso nazionale del popolo, il massimo organo legislativo del Paese, è in linea con la performance dell’anno scorso: aumento del 7,2 per cento. La spesa per la difesa pianificata del Paese sarà di 249 miliardi di dollari.
Il gigante asiatico si allinea alla forsennata tendenza globale al riarmo. Corsa che ha assunto un ritmo di crescita spaventoso. Come riportato dall’International Institute for Strategic Studies, «nel 2024, la spesa globale per la difesa ha raggiunto i 2,46 trilioni di dollari, in aumento rispetto ai 2,24 trilioni di dollari dell'anno precedente. Anche la crescita ha accelerato, con un aumento del 7,4% in termini reali che ha superato gli aumenti del 6,5% nel 2023 e del 3,5% nel 2022. Nel 2024, la spesa globale per la difesa è aumentata a una media dell'1,9% del Pil, in aumento rispetto all'1,6% nel 2022 e all'1,8% nel 2023».
Il presidente cinese Xi Jinping - ANSA
Il presidente cinese Xi Jinping - ANSA
Il confronto con il passato restituisce l’entità del balzo: nel 2013 Pechino spendeva “solo” 720 miliardi di yuan. Il gigante asiatico si allinea, dunque, alla forsennata tendenza globale al riamo. Ma, a sorpresa, corre meno di altri Paesi vicini: Giappone e Filippine hanno annunciato aumenti del 9,4 e del 12,3 percento, mentre l'India sta pianificando di far lievitare la spesa del 9,5 percento. Taiwan, a sua volta, ha stanziato 20,24 miliardi di dollari, segnando un aumento del 7,7 percento. Il presidente cinese Xi Jinping mira a completare la modernizzazione militare entro il 2035, con l'esercito cinese che diventa sempre più una micidiale macchina da guerra. La terza portaerei del Paese, la Fujian è entrata nella sua fase di sperimentazione in mare nel maggio 2024; un'altra nave da guerra avanzata, la Sichuan, è stata varata nel dicembre 2024; il secondo tipo di jet da combattimento stealth cinese, il J-35A, ha debuttato all'Airshow China 2024.
Da Pechino insistono sul tasto della moderazione. «La quota della spesa per la difesa della Cina in percentuale del Pil è stata mantenuta al di sotto dell'1,5 percento per molti anni, inferiore alla media globale» ha affermato Lou Qinjian, portavoce della terza sessione del 14° NPC. La distanza dagli Usa rimane enorme. «La spesa militare - scrive il Global Times - degli Stati Uniti ha rappresentato il 40 percento del totale mondiale nel 2024, la più alta al mondo, superiore a quella dei seguenti otto Paesi messi insieme. Il "National Defense Authorization Act for Fiscal Year 2025" degli Stati Uniti ha ulteriormente aumentato il bilancio militare a circa 895 miliardi di dollari. Circa il triplo di quello della Cina».
Le ambizioni militari cinesi restano ancorate (e condizionate) dalla crescita economica. Pechino ostenta sicurezza e fissa un obiettivo di crescita ambizioso: «intorno al 5%» per il 2025. L'obiettivo «sottolinea la nostra determinazione ad affrontare le difficoltà a testa alta e impegnarci al massimo per ottenere risultati», ha ribadito il premier Li Qiang. Non solo: il gigante asiatico ha aumentato il deficit di bilancio a circa il 4% del prodotto interno lordo, il livello più alto da decenni.
Restano le incognite. E le zavorre. La seconda economia più grande del mondo è alle prese con la crisi del settore immobiliare che ha sempre trainato la sua economia, con un debito pubblico locale in forte crescita, con il crollo degli investimenti esteri e l'elevata disoccupazione giovanile. Al tempo stesso, Pechino non può rinunciare alla sfida, decisiva, del confronto tecnologico con gli Usa. Il governo ha stanziato un budget annuale di 398 miliardi di yuan (54,7 miliardi di dollari) per le spese in scienza e tecnologia per il 2025, con un aumento del 10% rispetto all'anno scorso.

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