Odessa sotto attacco - Ansa
La risposta di Mosca alla richiesta Onu di un corridoio marittimo per le esportazioni agricole è arrivata con la nuova serie di raid missilistici su Odessa, il principale porto commerciale dell’Ucraina e su una scuola nel villaggio di Belogorovka, nel Lugansk, dove nel sotterraneo si nascondevano 90 persone.
Dal quartier generale di Roma, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) aveva domandato la riapertura dello scalo per consentire l’esportazione di grano. «I silos sono pieni – si legge in una nota – allo stesso tempo, 44 milioni di persone nel mondo stanno marciando verso l’inedia». A lato delle banchine dell’area cargo, decine di militari con il passamontagna e il colpo in canna sorvegliano la sequenza di enormi silos. È il tesoro dell’Ucraina, ma è anche la farina vitale per centinaia di milioni di persone. A Odessa, spiega l’Onu, ci sono montagne di grano che rischiano di andare sprecate. L’Ucraina è uno dei principali produttori mondiali di cereali e dalle sue forniture dipendono gli approvvigionamenti di numerosi Paesi in via di sviluppo che, hanno avvertito l’Onu e altre organizzazioni internazionali, rischiano una grave crisi alimentare a causa del prolungarsi del conflitto con Mosca. Intere province sono state abbandonate e i campi arati vengono conquistati dalla sterpaglia. Altrove gli appezzamenti sono stati minati dalle forze russe e non passa giorno che un contadino, nella migliore delle ipotesi, non ci rimetta qualche macchinario agricolo distrutto dalle detonazioni.
«I Paesi importatori di prodotti agricoli dall’Ucraina, in particolare il Medio Oriente e l’Africa, non potranno fare a meno delle nostre esportazioni, che non possono essere concretamente sostituiti da forniture dalla Russia o da qualsiasi altro esportatore». Lo ha affermato il viceministro ucraino della Politica agraria e dell’alimentazione Taras Vysotsky sul canale televisivo Ukraine24. «Abbiamo fornito il 10 per cento delle esportazioni mondiali di grano, oltre il 15-20 per cento di orzo, oltre il 50 per cento di olio di girasole – ha affermato il viceministro –. L’Ucraina ha esportato in media 50 milioni di tonnellate di prodotti agricoli. In anni record, questa cifra ha raggiunto anche 65 milioni tonnellate. Trovare un’alternativa a tali volumi e sostituire i nostri prodotti non è concretamente possibile nemmeno nei prossimi tre-cinque anni».
Secondo Vysotsky, il blocco da parte delle navi da guerra russe dei principali porti marittimi ucraini di Odessa e Mykolayiv e del Mar Nero ha portato a un calo delle esportazioni di prodotti agricoli dall’Ucraina al 15-20 per cento. Ha anche portato ad aumenti significativi e carenze fisiche in tutto il mondo, specialmente in Medio Oriente e Nord Africa. Se la situazione con la guerra e il blocco dei porti durerà, ad esempio, fino a sei mesi, le nazioni di queste regioni, in linea di principio, non avranno grano. E questo significa carestia». Il governo ucraino, ha aggiunto, sta lavorando per cercare percorsi logistici alternativi per l’esportazione di prodotti agricoli.
«Non basta, ma ci sono progressi significativi. E a maggio vediamo che c’è ancora spazio per l’export». Nei giorni scorsi l’Ucraina ha accusato i russi di aver portato via 400mila tonnellate di grano dai territori occupati. Si tratta di circa un terzo delle riserve nelle regioni di Kherson, Zaporizhia, Donetsk e Luhansk, ha detto il viceministro ucraino dell’Agricoltura, Taras Vysotskyi. Prima della guerra, in queste regioni c’erano circa 1,3 milioni di tonnellate di grano. «Gli occupanti russi stanno derubando gli abitanti dei villaggi ucraini», ha denunciato lo Stato maggiore di Kiev, secondo cui «oltre 60 tonnellate di grano insieme ai camion di carico sono stati sottratti alla cooperativa agricola nella città di Kamianka-Dniprovska, nella regione di Zaporizhzhia». La strategia russa sul blocco delle esportazioni alimentari è una sorta di embargo non dichiarato in riposta alle sanzioni occidentali.
Impedendo all’Ucraina di riattivare l’export, i prezzi del grano sono aumentati a livello mondiale ancora del 5 per cento nell’ultima settimana. Lo spiega un’analisi della Coldiretti alla chiusura settimanale del Chicago Board of Trade, punto di riferimento internazionale del mercato dei cereali. Quasi 25 milioni di tonnellate di cereali, tra grano e mais, si stima siano fermi nei magazzini ucraini e rischiano di andare perduti, mentre le produzioni sono pressoché bloccate.
«L’Ucraina – ricorda la Coldiretti – esporta il 10 per cento del frumento tenero per un totale di oltre 18 milioni di tonnellate ma anche il 15 per cento del mais per oltre 27 milioni di tonnellate». La rilevazione mensile della Fao, l’organizzazione Onu per l’agricoltura, segnala una crescita dei prezzi «in prossimità dei massimi storici». I cereali hanno listini aumentati del 34 per cento sul 2021. «Quest’anno avremo molto meno raccolto», afferma Sergii Leshchenko, consigliere senior del capo dello staff del presidente Volodymyr Zelensky. «Ma è importante avere qualcosa, almeno per coprire i bisogni interni». Le autorità stanno esplorando strade alternative. Molte vengono sbarrate dal fuoco russo. A sud, verso la Romaniam attraversando la regione della Bessarabia, sono stati danneggiati il ponte stradale e quello ferroviario di Zakota. Perché non solo le bombe, ma anche la fame dentro e fuori l’Ucraina sono un’arma per il Cremlino.