Tre giorni di lutto
nazionale saranno proclamati in Etiopia in memoria dei 29
migranti copti giustiziati in Libia dall'Is. Il provvedimento
è stato annunciato dal ministro per l'Informazione e portavoce
del governo, Redwan Hussein, ed entrerà in vigore domani, dopo
la sua adozione da parte del Parlamento. In tutto il Paese
africano le bandiere saranno issate a mezz'asta in segno di
cordoglio.Le autorità di Addis Abeba nel frattempo hanno confermato
che i cristiani "innocenti" assassinati "barbaramente" dagli
jihadisti libici erano tutti propri connazionali. Il video
diffuso dall'Is mostrava l'esecuzione dei copti, alcuni
decapitati e altri freddati con uno sparo alla nuca.A febbraio un video is mostrava l'uccisione di 21 copti egiziani tra Tripoli e Sirte. Questa volta
le immagini mostrerebbero l'esecuzione in due gruppi di 29 immigrati
copti di origine etiopica.
Nel filmato di 29 minuti diffuso dal canale Al Furqan, l'ala
mediatica del movimento, i terroristi spiegano che le esecuzioni sono
state condotte da due movimenti affiliati all'Is nella provincia di
Barka, nella Libia orientale, e nella provincia del Fezzan, nel sud.
A fare da sfondo sono infatti una spiaggia della Libia nord-orientale
per 12 decapitazioni e un'area desertica nel sud per altri 16 uomini
che vengono uccisi con un colpo alla nuca. La confezione del video è
simile a quella della strage degli egiziani di febbraio. L'Etiopia ha condannato subito le
esecuzioni:
"Condanniamo queste atrocità, che coinvolgano o meno cittadini
etiopi", ha affermato il ministro per le Comunicazioni, Redwan
Hussein. Il ministro ha ricordato che nel suo Paese ci sono
già infiltrazioni jihadiste con i miliziani islamici Shebaab.
L'esecuzione segue il triste rituale del Califfato, con i
boia mascherati, i prigionieri in fila, le decapitazioni e gli
spari alla nuca. A parlare è uno speaker armato di pistola e
in stile Jihadi Joe che lancia le solite minacce contro le
"nazioni crociate" e afferma che i cristiani devono
convertirsi o pagare la tassa prevista dalla legge islamica, la
"jizia".
Tra immagini di chiese e simboli cristiani abbattuti,
compare anche una foto di Papa Ratzinger. "Diciamo ai cristiani
che vi troveremo ovunque, anche se sarete protetti in
roccaforti fortificate", avverte la voce di un miliziano.
Non è chiaro di quanti uomini disponga l'Isis in Libia,
anche se il Dipartimento di Stato li aveva stimati in un numero
oscillante tra mille e 3 mila combattenti.