Macerie dopo il terremoto a Pole-Zahab in Iran (Ansa)
Cresce di ora in ora il bilancio del sisma di 7,3 gradi di magnitudo che ha fatto tremare nel tardo pomeriggio di domenica una zona montagnosa al confine tra Iran e Iraq. Solo in Iran, il sisma ha causato almeno 445 morti e 7.370 feriti, altre 6 vittime sono state registrate al di là del confine, in Iraq, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. In Iran hanno subito danni diversi villaggi, dove l'elettricità è saltata e sono state inviate squadre di soccorso. Si teme un bilancio più pesante, ma i soccorsi sono ostacolati dalle frane.
La scossa è stata avvertita da milioni di persone, fino a Baghdad dove la gente ha lasciato le proprie abitazioni e dal Bahrein a Israele. Secondo l'istituto sismologico statunitense, il terremoto ha avuto una magnitudine di 7,3 gradi, mentre un funzionario iracheno ha parlato di una magnitudo di 6,5 gradi con epicentro a Penjwin nella provincia di Sulaimaniyah, nella regione del Kurdistan vicino alla frontiera principale con l'Iran. Il sisma è stato registrato a 23,2 km sotto la superficie, una profondità poco profonda che può causare danni pesanti.
In Iraq, a Darbandajan, e in Iran, nella provincia di Ilam, le autorità hanno chiesto agli abitanti di dormire fuori casa.
L'Iran il paese più colpito
In Iran le città più colpite sembrano essere quelle di Qasr-eShirin, alla frontiera con l'Iraq, nella provincia di Kermanshah, e Azgaleh, circa 40 chilometri a nord-ovest. «Stiamo installando tre campi di emergenza nella zona», ha riferito il vice-governatore di Kermanshah. Una trentina di squadre di soccorso della Mezzaluna Rossa si stanno trasferendo nella zone più colpite ma il loro compito si preannuncia difficile perché molte strade sono state interrotte e ci sono stati smottamenti di terreno.
«Oltre 200 persone» sono rimaste intrappolate sotto le macerie di un complesso residenziale a Sarpol Zahab, la città iraniana più colpita dal sisma, riferiscono i soccorsi. Nella città 8 scuole sono state distrutte. Le scuole rimarranno chiuse nelle provincie di Kermanshah e Ilam.
Intanto la Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, ha mobilitato tutti i corpi di sicurezza per accelerare le operazioni ed estrarre le vittime dalle macerie. Khamenei ha ordinato il coinvolgimento nei soccorsi dell'esercito, dei Guardiani della Rivoluzione e della forza di Volontari Islamici Basij. La Guida suprema ha esortato "tutte le capacità" del Paese a mettersi rapidamente in moto per estrarre chi è sotto le macerie ed evitare un numero maggiore di morti. Il presidente iraniano, Hassan Rohani, è in contatto permanente con il ministero dell'Interno, ed è stato creato un comitato di crisi che ha già tenuto una riunione di emergenza per valutare l'entità della tragedia.
Il cordoglio del Papa
Il Papa è «profondamente addolorato» per il «grave terremoto» che ha colpito l'Iraq e l'Iran e assicura a «tutti i colpiti da questa tragedia la sua solidarietà nella preghiera». Lo si legge in due messaggi di cordoglio inviati a firma del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato. Nell'esprimere il suo «dolore a quanti piangono la perdita dei loro cari», Francesco offre «le sue preghiere per gli scomparsi». Sui feriti, le autorità e quanti sono impegnati negli sforzi di soccorso, il Papa invoca «le benedizioni divine di consolazione e forza».