Un camion dei vigili del fuoco davanti al carcere di Evin a Teheran - Ansa/Irna
Sale a 8 detenuti morti il bilancio dell'incendio di sabato nel carcere di Evin, a Teheran, dove finiscono anche gli attivisti e i dissidenti. Almeno una sessantina i feriti. Fortunatamente Alessia Piperno, la ragazza italiana detenuta in quelle celle dopo essere stata fermata il 28 settembre scorso, "sta bene" rassicura la Farnesina in contatto con l'ambasciata italiana a Teheran.
Starebbero bene anche alcuni noti attivisti politici reclusi nell'area del penitenziario dov'è scoppiato l'incendio, tra cui il regista Jafar Panahi e il riformista Mostafa Tajzadeh. Da ieri la situazione è tornata alla normalità, dopo alcuni momenti di tensione davanti alla struttura, dove si erano radunate le famiglie di alcuni detenuti.
Evin è tristemente nota per i maltrattamenti subiti dai prigionieri politici e ospita migliaia di persone con accuse penali. Secondo quanto riferito, centinaia di persone arrestate durante le manifestazioni per la morte di Mahsa Amini - la 22enne deceduta tre giorni dopo l'arresto da parte della polizia morale per non aver indossato correttamente il velo islamico - sono state mandate proprio lì.
Le fiamme, le cui cause non sono ben chiare, hanno invaso parte del carcere. In alcuni video pubblicati sui social media, si odono colpi di arma da fuoco ed all'interno del vasto complesso a nord della capitale. I media statali sostengono che quanto accaduto nella prigione non è collegato alle proteste e citano un funzionario che punta il dito contro "elementi criminali". Tuttavia alcuni giornalisti sui social media ipotizzano che siano state le stesse autorità iraniane a "dare intenzionalmente alle fiamme la prigione", adducendo come spiegazione il rilascio, prima che le fiamme prendessero il sopravvento nella struttura, di un prigioniero politico di alto profilo, riporta la Bbc.
Usa e Ue intervengono contro la repressione delle proteste
Sulla situazione di alta tensione in Iran è intervenuto anche il presidente statunitense Joe Biden che ha puntato il dito contro il "governo iraniano opprimente" esprimendo "enorme rispetto per le persone che manifestano nelle strade". Frasi che non sono piaciute al regime: "L'Iran non sarà indebolito dalle interferenze e dalle dichiarazioni di un politico 'esausto'", ha ribattuto il portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanani. "La vostra abitudine è di abusare di situazioni di disordine, ma ricordate: qui c'è l'Iran", ha intimato Kanani.
Secondo il Dipartimento di Stato americano, la Repubblica islamica è responsabile della sicurezza degli americani detenuti a Evin, che "dovrebbero essere rilasciati immediatamente".
Anche l'Europa è scesa in campo. Il Consiglio Affari Esteri dell'Ue (i ministri degli Esteri dei 27), riunito stamani a Lussemburgo, ha approvato un pacchetto di sanzioni all'Iran legato alle repressioni delle ultime proteste. Le misure restrittive colpiranno undici persone e quattro entità iraniane. Saranno soggetti al divieto di rilascio del visto e al congelamento dei beni da parte dell'Ue. Tra i destinatari delle sanzioni c'è "la cosiddetta polizia morale, una parola che non è davvero appropriata quando si vedono i crimini che vengono commessi", ha detto la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. Teheran ha minacciato una risposta "adeguata e proporzionata".
Forte preoccupazione anche dal gruppo non governativo Iran Human Rights (Ihr), con sede a Oslo. L'ong, che recentemente ha pubblicato un bilancio delle vittime delle manifestazioni (oltre 200), ha postato su Twitter alcune immagini delle proteste organizzate ieri in vari campus universitari iraniani. Un'ondata di protesta che non si ferma e prende sempre più piede nel Paese.