Cinque cristiani sono stati uccisi, tra cui un bambino di 11 anni, e circa 7 mila sono stati vittima di aggressioni nell'anno che si è appena concluso e che
ha visto il ritorno al potere della destra indù. È quanto
emerge da un rapporto sulle persecuzioni contro cristiani nel
2014 compilato dall'organizzazione non governativa Catholic
Secular Forum (Csf) e presentato ai giornalisti a Mumbai.
Dallo studio emerge che circa
300 religiosi hanno subito
delle violenze a causa della loro fede. Lo
stato centrale del Chhattisgarh, dove c'è una forte comunità
tribale convertita al cristianesimo, risulta lo "stato più
pericoloso" per la minoranza cristiana. Nel rapporto il Csf è preoccupato per le persecuzioni che
sono da mettere in relazione ai numerosi
gruppi radicali indù
legati al partito del Bhratiya Janata Party (BjP) vincitore
delle elezioni di maggio quando ha sconfitto i laici del
Congresso.
Lo studio rivela inoltre che
273 mila persone appartenenti a
minoranze religiose sono state "riconvertite" all'induismo nello
Stato dell'Uttar Pradesh nell'ambito di una campagna chiamata
"ghar wapasi" ("torna a casa") lanciata dai gruppi dell'estrema
destra.
I cristiani criticano il silenzio del premier Narendra Modi che non si è mai pronunciato sull'escalation delle violenze, per esempio quando agli inizi di dicembre è stata
data alle fiamme una chiesa alla periferia di Nuova Delhi.
In una nota
i vescovi indiani chiedono al primo ministro Narendra Modi un intervento urgente per fermare la deriva confessionale che sta mettendo a repentaglio l’unità del Paese e la laicità dello Stato sancita dalla Costituzione.