Una manifestazione di cristiani in Pakistan contro le persecuzioni religiose (Ansa)
Cresce ancora la persecuzione anti-cristiana nel mondo: oggi sono oltre 215 milioni i cristiani perseguitati. A sottolinearlo è la Onlus Porte Aperte, che ha pubblicato oggi la World Watch List 2018, la nuova lista dei primi 50 Paesi in cui più si perseguitano i cristiani al mondo. Corea del Nord e Afghanistan, Paesi completamente diversi in termini di struttura politica e sociale, raggiungono il punteggio massimo di oppressione dei cristiani. La Corea del Nord mantiene la testa della triste classifica da 16 anni consecutivi. Per quanto riguarda specificamente l’aspetto delle violenze, è il Pakistan (5° posto nella lista generale) ad avere l’infelice primato di Paese con il più alto punteggio.
Le principali dinamiche persecutorie restano anche per quest’anno l’oppressione islamica e il nazionalismo religioso di matrice induista e buddista. Sono stati 3.066 i cristiani uccisi a causa della loro fede nel periodo di riferimento tra il 1 novembre 2016 e il 31 ottobre 2017, mentre ammontano a 15.540 gli edifici di cristiani attaccati tra chiese, case private e negozi. Si può stimare che 1 cristiano ogni 11,5 nel mondo subisce elevata persecuzione. Libia (7°) e India (11°) sono le nazioni che hanno fatto un balzo di 8 punti, scalando la classifica. In particolare l’India deve questa escalation di intolleranza anti-cristiana alla crescente influenza del radicalismo induista: oltre 24mila cristiani indiani sono stati aggrediti nel periodo in esame. Le new entry sono il Nepal (che vola al 25°) e l’Azerbaigian (45°), mentre ad uscire dai primi 50 Paesi sono la Tanzania (per un miglioramento) e le Isole Comore (situazione sostanzialmente invariata, esce perché altri Stati peggiorano).
L’oppressione islamica continua ad essere la fonte principale di persecuzione dei cristiani, non confermandosi solamente ma estendendo la sua morsa in varie aree. Tuttavia ciò che deve far riflettere è l’ascesa del nazionalismo religioso come prorompente fonte di persecuzione anti-cristiana (e di altre minoranze), con l’esempio emblematico dell’India.
“L’intolleranza sociale e lo sfruttamento politico di tale intolleranza sono il veleno di questo periodo storico – sottolinea Cristian Nani, direttore di Porte Aperte -. Infatti la persecuzione anti-cristiana va ben oltre il numero dei martiri o le distruzioni di edifici cristiani. Essa si manifesta negli arresti senza processo, nei licenziamenti, nella violazione di diritti fondamentali come l’istruzione e le cure mediche, nelle campagne denigratorie e nel bullismo, ma anche nei 1.240 matrimoni forzati e oltre 1.000 stupri, cifre che celano vite devastate a causa di una scelta di fede e, ribadiamo, cifre che purtroppo sono da considerare punti di partenza poiché potenzialmente enorme è la realtà sommersa dei crimini non denunciati o non registrati contro i cristiani in molti Paesi”.