martedì 25 marzo 2025
Accusato di 4 omicidi, Iwao Hakamada era stata arrestato nel 1966 per tornare in libertà nel 2014. Contro di lui prove manipolate. La sorella: ormai vive nel suo mondo. Riceverà 1,4 milioni di dollari
L'ex pugile Iwao Hakamada

L'ex pugile Iwao Hakamada - ANSA

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1.143 giorni dopo il suo arresto e dopo la morte di sua madre – che non gli fu comunicata se non dopo mesi - Iwao Hakamada scrive ai suoi familiari: “La mamma mi è apparsa in sogno stamattina. Sembrava stesse bene. Sarò felice se sta bene come nel mio sogno. Mamma, dimostrerò la mia innocenza e tornerò in un futuro non troppo lontano”. È il 4 ottobre del 1968, e l’odissea di questo pugile dal volto pulito nonostante i colpi subiti sul ring (e nella vita) avessero alterato già i suoi lineamenti, è appena iniziata. L’arresto due anni prima, il 18 agosto del 1966, all'età di 30 anni. Seppellito da accuse tremende. Omicidio del suo datore di lavoro, di sua moglie e due dei loro figli.

Hakamata nega. Nega tutto. 19 giorni dopo l'arresto il colpo di scena: l'uomo “confessa". Ma, come si appurerà, si tratta di ammissioni estorte, dopo interrogatori fiume che arrivano a durare anche 12 ore al giorno. Iwao torna a professare la sua innocenza. Quello che il pugile, oggi 89enne, non poteva immaginare è che avrebbe trascorso 56 anni in prigione, di cui 46 nel braccio della morte. Una vita. Con il fiato della morte sul collo.

Poi l’improvvisa accelerazione. Iwao viene rilasciato nel 2014 grazie a nuove prove, in attesa del nuovo processo. A scagionarlo il test del Dna: gli abiti macchiati di sangue, usati per condannarlo, erano stati piazzati molto tempo dopo gli omicidi. Per incastrarlo. Il definitivo scioglimento della vicenda processuale che ha inghiottito quasi tutta la sua esistenza, arriva a settembre dello scorso anno. Iwao Hakamada viene riconosciuto finalmente innocente.
Oggi il sigillo su questa storia di mala-giustizia. Il governo giapponese ha riconosciuto al pugile un risarcimento danni di 217 milioni di yen, equivalente a 1,4 milioni di dollari. In pratica 85 dollari per ogni giorno in cui è stato ingiustamente condannato. L'importo corrisponde al massimo possibile ai sensi della legge giapponese sul risarcimento degli imputati definitivamente prosciolti, che prevede il pagamento di un indennizzo fino a 12.500 yen per ogni giorno di detenzione.

Iwao Hakamada con la sorella Hideko

Iwao Hakamada con la sorella Hideko - ANSA

Al fianco di Hakamata, c’è stata sempre sua sorella Hideko. Minuta e altrettanto pugnace del fratello, ha sempre lottato per la sua liberazione. È lei oggi a fare da tramite tra Hakamata e la realtà. “Decenni di prigionia hanno causato danni irreversibili sulla sua salute mentale. Ormai vive nel suo mondo”. Un mondo senza più sbarre.

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