sabato 22 marzo 2025
Il vertice di Tokyo, il secondo dopo oltre 4 anni di silenzio, arriva in una fase molto "turbolenta" con gli Usa che stanno ridisegnando il perimetro delle alleanze. Restano i nodi sulla sicurezza
Il ministro degli Esteri giapponese Takeshi Iwaya (al centro) con i suoi omologhi cinese Wang Yi (sinistra) e sudcoreano Cho Tae-yul (destra)

Il ministro degli Esteri giapponese Takeshi Iwaya (al centro) con i suoi omologhi cinese Wang Yi (sinistra) e sudcoreano Cho Tae-yul (destra) - REUTERS

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Le divisioni restano. Profonde. Ma è in atto un tentativo di ridisegnare il perimetro di una diplomazia regionale, mentre - come scrive la Reuters“il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta sconvolgendo alleanze decennali”, anche a colpi di dazi. Aprendo spazi inediti alla “penetrazione” della Cina. Il ministro degli Esteri giapponese Takeshi Iwaya e i suoi omologhi cinese Wang Yi e sudcoreano Cho Tae-yul si sono incontrati a Tokyo per tracciare una agenda comune su una serie di dossier, dalla denuclearizzazione della Penisola coreana a questioni comuni che "tagliano" i tre Paesi, come l'invecchiamento e i bassi tassi di natalità. Il vertice arriva dopo quello dell'anno scorso a Seul che interrompeva un silenzio lungo 4 anni e mezzo.

“Data la situazione internazionale sempre più grave, credo che potremmo davvero essere a un punto di svolta nella storia", ha affermato, non senza una certa dose di enfasi, il ministro degli Esteri giapponese, Takeshi Iwaya. E, da parte sua, il ministro degli Esteri cinese ha sottolineato come “le nostre tre nazioni hanno una popolazione complessiva di quasi 1,6 miliardi e una produzione economica superiore a 24 trilioni di dollari. Con i nostri vasti mercati e il grande potenziale, possiamo esercitare un'influenza significativa". La Cina, ha aggiunto Wang, vuole riprendere i colloqui di libero scambio con i suoi vicini ed espandere l'adesione al Regional Comprehensive Economic Partnership di 15 nazioni. "Abbiamo ribadito che mantenere la pace e la stabilità nella penisola coreana è un interesse e una responsabilità condivisi dai tre paesi", ha affermato Cho nella conferenza stampa congiunta.

Sul tavolo restano una serie di questioni spinose, che marcano la distanza tuttora esistente tra i tre Paesi asiatici. In particolare, Iwaya ha sottolineato le preoccupazioni giapponesi per lo sviluppo nucleare e missilistico della Corea del Nord – sulla quale Pechino esercita una sorta di “protettorato” sia pure con non poche difficoltà e tensioni - e sulla cooperazione cinese con la Russia considerate entrambe alla stregua di “minacce regionali”. Iwata ha quindi sottolineato l'importanza di perseguire la completa denuclearizzazione del Nord ai sensi delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Iwaya ha ribadito la condanna del Giappone per la guerra della Russia contro l'Ucraina, aggiungendo che non c'è posto al mondo per tentativi unilaterali di cambiare lo status quo con la forza, un messaggio sulla crescente assertività della Cina nella regione. "Ho anche sottolineato che la cooperazione militare illegale tra Russia e Corea del Nord dovrebbe cessare immediatamente e che la Corea del Nord non dovrebbe essere ricompensata per le sue malefatte nel corso della fine della guerra in Ucraina", ha detto a sua volta il sudcoreano Cho.

Patricia M Kim, ricercatrice presso la Brookings Institution di Washington, ha affermato che, sebbene "i dialoghi trilaterali siano in corso da oltre un decennio", questo round "riveste un'importanza ancora maggiore" a causa della nuova posizione degli Stati Uniti. Restano i nodi sulla sicurezza e sulla politica "economia con la Cina, sicurezza con gli Stati Uniti" perseguite in qualche modo sia dal Giappone che dalla Corea. In gioco c’è la (ri)definizione di assetti regionali dentro la più vasta partita globale.

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