La Nato "deve abbandonare ogni speranza che Gheddafi lasci il potere, non lascerò il mio Paese e combatterò fino alla morte", ha detto il leader libico apparso oggi in tv. "Siamo pronti a negoziare con Usa e Francia ma senza precondizioni", ha chiarito. "Non ci arrenderemo, ma vi chiedo di negoziare. Se volete petrolio, firmeremo contratti con le vostre aziende, non vale la pena andare in guerra per questo", ha spiegato. "Sono sacro per il popolo libico, sono un simbolo e un padre per loro, più sacro dell'imperatore del Giappone", ha concluso il colonnello.Muammar Gheddafi ha scelto una data speciale per fare il suo discorso in tv: oggi si celebra infatti in Libia il 96/o anniversario della battaglia di Gardabiya, che vide di fronte i soldati libici e quelli italiani. Sul posto, a sud di Sirte, città natale di Gheddafi, sorge un mausoleo, una costruzione circolare nel deserto. Nell'aprile del 1915 l'avanzata dei soldati italiani patì una battuta d'arresto che li costrinse a lasciare Sirte e a ritirarsi su Misurata. Furono centinaia i militari italiani che persero la vita nel corso di quelle settimane.
ITALIA UCCIDE I NOSTRI FIGLI COME NEL 1911. PORTEREMO LI' LA GUERRATra noi e l'Italia ora "è guerra aperta": l'Italia "ha ucciso i nostri figli nel 1911, all'epoca della colonizzazione, e ora lo fa di nuovo nel 2011". È uno dei passaggi del discorso di stamani del leader libico Muammar Gheddafi alla tv di Stato nel quale ha denunciato la decisione del governo Berlusconi di dare il via libera ai raid italiani sulla Libia. "Mi sono rattristato quando ho sentito oggi i figli del popolo libico nei loro discorsi minacciare di trasferire la guerra in Italia. Hanno detto che ora mi è una guerra tra noi e l'Italia perchè l'Italia ammazza i nostri figli adesso nel 2011 come ha fatto nel 1911. Quindi i libici hanno ragione in quel che dicono e io non posso porre un veto sulle decisione dei libici che vogliono difendere la loro vita e la loro terra e trasferire la battaglia nei territori nemici".
GHEDDAFI: DOV'E' FINITO IL TRATTATO DI AMICIZIA ITALO-LIBICA?"Dov'è il Trattato di amicizia che non permette l'uso delle basi italiane contro la Libia? Dov'è il Parlamento italiano? Dov'è il governo italiano? E dov'è il mio amico Berlusconi? Non avete chiesto scusa e condannato il colonialismo? Come mai ripetete adesso l'invasione con i vostri aerei?". Con queste domande il leader libico Muammar Gheddafi si è rivolto oggi dalle telecamere della tv di Stato libica all'Italia e al premier Silvio Berlusconi.
La Farnesina non commenta ufficialmente le minacce di Muammar Gheddafi indirizzate control'Italia ma fonti del ministero osservano comunque come "tali minacce non facciano altro che consolidare ulteriormente l'impegno e la determinazione dell'Italia nella protezione dei civili libici contro la repressione violenta" attuata dal regime.
RIVOLTOSI: IL TEMPO DEI COMPROMESSI E' FINITO"Il tempo dei compromessi è finito": così i ribelli libici poche ore dopo la richiesta di Muammar Gheddafi alla Nato per avviare un negoziato dopo la fine dei raid. "Il regime ha perso tutta la sua credibilità", ha detto il portavoce del Consiglio transitorio libico (Cnt): "Il tempo dei compromessi è finito, il popolo libico non puòì accettare un futuro in cui il regime di Gheddafi giochi un qualsiasi ruolo".
MONS. MARTINELLI: FALSO CHE I CIVILI SI DIFENDANO CON I BOMBARDAMENTI "Questa mattina diverse persone sono venute a trovarmi per denunciare il fatto che molte località sono state bombardate provocando vittime civili" dice all’Agenzia Fides Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli. "Hanno colpito a Sirte, a Zentan ed a Misurata. In quest’ultima località i combattimenti continuano. Non so da chi siano stati colpiti i civili, ma so che la situazione a Misurata è drammatica" afferma Martinelli. "Spero, nei prossimi giorni, di riuscire a raggiungere l’ospedale per far visita ai feriti" aggiunge il Vicario Apostolico di Tripoli.