lunedì 27 novembre 2023
Liberati altri 11 ostaggi, nove bimbi e due donne. E a sorpresa anche sei thailandesi. In cambio annunciata la liberazione di 33 detenuti palestinesi
Una famiglia di Gaza cuoce del cibo fra le macerie a Khan Yunis

Una famiglia di Gaza cuoce del cibo fra le macerie a Khan Yunis - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

C’è l’accordo, la tregua prosegue fino a giovedì mattina. Dieci ostaggi israeliani per trenta detenuti palestinesi uguale ventiquattr’ore di respiro. Moltiplicato per due. È appesa alle logiche di calcolo dei negoziatori qatarioti ed egiziani la speranza di vita nella Striscia di Gaza. Quella dei 167 ostaggi ancora nelle mani di Hamas (compresi 8 non israeliani e 80 con doppia cittadinanza) e quella dei 2,2 milioni di abitanti. «Lo Stato del Qatar annuncia, nell’ambito della mediazione in corso, che è stato raggiunto un accordo per prolungare di altri due giorni la tregua umanitaria nella Striscia di Gaza» scrive sul social X il portavoce del ministero degli Esteri di Doha, Majed al-Ansari. La Casa Bianca conferma: c’è l’accordo.

La tregua di quattro giorni pattuita fra Israele e Hamas sarebbe scaduta domani, martedì, alle 7. Una clausola incentivo prevedeva la proroga di un giorno per ogni ulteriore gruppo di dieci israeliani liberati. Il conto è presto fatto: il rilascio di tutti richiederebbe altre due settimane. Troppe per la macchina militare israeliana, smaniosa di rimettersi in moto: i combattimenti, terminata la tregua, «saranno più grandi e si svolgeranno in tutta la Striscia di Gaza», ha dichiarato il ministro della Difesa Gallant parlando ad alcuni soldati. Troppi giorni di tregua anche per un premier, Benjamin Netanyahu, che ha promesso la distruzione di Hamas e la vittoria: «Ipotizzare il rilascio di altri dieci ostaggi ogni giorno è una benedizione. Ma dopo torneremo al nostro obiettivo: eliminare Hamas». Al governo ha chiesto ieri un budget «di guerra» di 30 miliardi di shekel (circa 8 miliardi di euro). Per stringere i tempi, l’esecutivo ha tentato di alzare la posta: «Vogliamo ricevere altri 50 ostaggi», ha detto il portavoce Eylon Levy.

Se Israele incalza, i miliziani hanno invece bisogno dilatare la pausa per riorganizzarsi ed evitare la rivolta di una popolazione allo stremo. E per localizzare tutti i rapiti. Il primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed Bin Abdulrahman Al-Thani, sostiene che oltre 40 tra donne e bambini siano in mano a civili e a fazioni armate. Uno degli obiettivi della tregua, ha detto al Financial Times, «è che Hamas abbia il tempo di cercare il resto dei dispersi». «Alla fine la distruzione di Hamas attraverso la continuazione di questa guerra non avverrà – aggiunge –. Si alimenterà solo la narrazione dell’estremismo e della radicalizzazione. Abbiamo bisogno di una soluzione politica». Il portavoce di Hamas, Osama Hamdan, ha confermato all’emittente libanese Lbc che il gruppo sta cercando di localizzare altri ostaggi.

Nella giornata della speranza, ieri il quarto scambio di ostaggi e detenuti è stato complicato dalle contestazioni sulle rispettive liste. In particolare, funzionari israeliani ritenevano «problematico» l'elenco ricevuto perché si rilasciavano i bambini tenendosi le madri; dall’altra parte si replicava di non poter disporre di tutti i familiari. Hamas contestava anche la mancata applicazione del principio di anzianità: rilasciare chi è in carcere da più tempo. In serata è stato confermato il rilascio di 9 bambini e 2 madri, e a sorpresa pure di 6 ostaggi thailandesi. In cambio è stata annunciata la liberazione per 33 detenuti palestinesi: tre donne e 30 minori in base agli elenchi consegnati ad Hamas. Inoltre Hamas si è detta disposta a trattare la liberazione anche di soldati in ostaggio mentre, secondo Haaretz, il leader di Hamas, Yahya Sinwar, avrebbe incontrato alcuni ostaggi nei tunnel della Striscia.

Come previsto dall’accordo entrato in vigore venerdì scorso, in quattro giorni il gruppo palestinese ha rilasciato 50 israeliani (oltre a 24 stranieri) e lo Stato ebraico ha liberato in Cisgiordania 150 detenuti. Fra chi è tornato a casa ci sono soprattutto bambini, anche piccolissimi. Come Abigail, rilasciata domenica, che ha compiuto 4 anni venerdì scorso in mano ai sequestratori. Per lei era intervenuto il presidente Biden, essendo anche cittadina americana. A casa l’hanno accolta i nonni, gli zii, il fratellino Michael di 9 anni e la sorellina Amalia di 6. I suoi genitori non ci sono più, uccisi il 7 ottobre nel kibbutz di Kfar Aza. Liberato domenica anche Roni Kariboi che era riuscito a sfuggire ai carcerieri, si era nascosto per due giorni senza sapere dove andare, e poi era stato riconsegnato ai suoi carcerieri.

Alla popolazione della Striscia la pausa sta concedendo sollievo anche se la situazione resta «pericolosa» e i bisogni «senza precedenti», afferma l’Unrwa. Da venerdì sono entrati 248 camion di aiuti. «Dovremmo inviare 200 camion al giorno per almeno due mesi per rispondere ai bisogni», ha detto il portavoce dell’Unrwa, Adnan Abu Hasna. Bisognerà accontentarsi di due giorni. E sperare.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI