martedì 19 aprile 2011
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«I massmedia hanno tentato di sminuirci, pubblicando alla vigilia dati falsi sulle nostre possibilità elettorali, ma il popolo finlandese ci ha dato ragione, quintuplicando la nostra presenza in Parlamento. Siamo i vincitori di queste elezioni e sono immensamente orgoglioso del nostro partito e della nostra ideologia». Così si è espresso, parlando alla stampa, il leader dei Sannfinlandarna (I Veri Finlandesi) Timo Soini subito dopo la pubblicazione dei risultati elettorali che vedono il suo partito al terzo posto (con il 19% dei voti contro il 4% del 2007). Sotto choc, quindi, non solo la Finlandia, ma tutto il Nord Europa che vede affermarsi, accanto agli importanti partiti populistici e xenofobi di Norvegia e Danimarca, una terza forza che, facendo leva soprattutto su sentimenti di scontento della popolazione, polarizza interessi che si credevano avulsi dalla tradizione nordica di ricerca del benessere generale, tolleranza, accoglienza, solidarietà e spinta umanitaria. Timo Soini si è presentato alle elezioni con un programma di pura protesta. Contro l’Unione Europea, l’establishment politico, il divario fra ricchi e poveri, l’immigrazione e ( fenomeno noto a pochi) la posizione della lingua svedese in seno alla società. Ma chi è dunque quest’uomo che ha fatto sussultare la Finlandia, accattivandosi subito enormi simpatie? Nonostante la vittoria a valanga, proclama: «Siamo umili. Vedremo che cosa si potrà fare in seno al governo, sempre che vengano accettati i nostri punti di vista». Quest’uomo indubbiamente carismatico di 48 anni spiega: «La cosa che più sta a cuore dei finlandesi è oggi la credibilità del sistema politico che abbisogna di un bagno purificatore per essere liberato da tutti i sospetti che lo avvolgono, non ultimi i finanziamenti».Al secondo posto, fra i punti del suo programma, Soini mette il rifiuto a pagare il pacchetto di salvataggio per i Paesi dell’Euro in difficoltà, facendo notare quanto siano stati furbi danesi e svedesi restando fuori dall’Europa, e subito dopo, la necessità di ridurre il divario economico esistente fra ricchi e poveri. Ci sono poi altre misure che Soini giudica importanti per vaste fasce dell’elettorato finlandese e cioè la riduzione dell’accoglienza dei profughi, la lotta alla corruzione, l’abolizione dell’insegnamento obbligatorio della lingua svedese nelle scuole e lo stop ai matrimoni e alle adozioni delle coppie gay. Egli stesso si definisce, senza ipocrisia, populista, ma aggiunge subito che i Sannfinländarna sono il partito più tollerante e spiega: «Io sono cattolico e, in tutta la Finlandia, noi cattolici non siamo più di 9.000-10.000, ma ai nostri iscritti non importa affatto che io sia cattolico e contrario all’aborto. A loro interessa soltanto la politica. Critichiamo duramente l’Unione Europea, ma non ne siamo nemici». Soini si ribella a chi vorrebbe applicare al suo partito il marchio di xenofobia e insiste nell’affermare di non avere alcun contatto con i partiti nordici che si sono affermati puntando sull’odio verso gli immigrati. Quali sono le sue possibilità di far valere la linea del partito se egli venisse chiamato a far parte del governo? Poche, a detta degli osservatori, scandinavi. E se ciò dovesse verificarsi, con gli inevitabili compromessi, si ridurrebbe la schiera dei suoi elettori. Rimanere all’opposizione è la sola alternativa credibile e realistica. Ma per quanto tempo?
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