Sono 800 milioni le persone senza cibo. La lotta alla fame è andata avanti, ma è stata ostacolata dalle condizioni economiche globali, i conflitti diffusi, gli eventi meteorologici estremi. Nonostante tutto però
72 paesi hanno compiuto passi significativi in avanti contro la denutrizione. Questi dati emergono dal
rapporto Sofi 2015 realizzato dalla Fao, la Food and Agricolture Organization.
I progressi verso la piena realizzazione degli obiettivi di sicurezza alimentare stabiliti per il 2015, si legge nel rapporto, sono stati ostacolati in questi anni da condizioni economiche globali difficili. Eventi meteorologici
estremi, calamità naturali, instabilità politica e conflitti civili
hanno anch'essi contribuito a ostacolare il progresso.
Sono 24 i paesi africani che oggi stanno affrontando crisi alimentari,
il
doppio rispetto al 1990; circa una persona su cinque che soffre la
fame vive in ambienti di crisi caratterizzati da una governance
debole e da una estrema vulnerabilità alle malattie e alla morte. Il
Sofi 2015 fa notare che, nel corso degli ultimi 30 anni, le crisi
sono passate da eventi catastrofici, di breve durata, intensi e molto
visibili, a situazioni protratte nel tempo causate da una
combinazione di fattori, in particolare dal susseguirsi di catastrofi
naturali e conflitti - con il cambiamento climatico, e le crisi
finanziarie e dei prezzi spesso tra i fattori di aggravamento.
I tassi della denutrizione e della fame nei paesi che soffrono di
crisi prolungate sono tre volte più alti che altrove. Nel 2012,
circa 366 milioni di persone vivevano in situazioni di questo tipo,
di questi 129 milioni erano denutriti, il 19% di tutte le persone
che soffrono d'insicurezza alimentare nel mondo.
Per di più va
tenuto presente che, accanto a queste sfide, la popolazione mondiale
è cresciuta dal 1990 a oggi di 1,9 miliardi, e questo rende la
riduzione del numero di persone che soffrono la fame ancora più
straordinaria, secondo il rapporto.
Un notevole abbassamento della
fame è stato raggiunto in Asia orientale e progressi molto veloci vi
sono stati in America Latina e nei Caraibi, nel sud-est asiatico e
nell'Asia centrale, come pure in alcune parti del continente
africano, dimostrando che una crescita economica inclusiva,
investimenti agricoli e interventi di protezione sociale, insieme
alla stabilità politica, rendono
l'eliminazione della fame
possibile.
Risultati positivi. Il numero delle persone che soffrono la fame
nel mondo è sceso a 795 milioni (216 milioni in meno rispetto al
biennio 1990-92, vale a dire circa una persona su nove). Inoltre 72
Paesi in via di sviluppo su 129 hanno raggiunto il primo degli
Obiettivi del Millennio stabiliti dall'Onu nel 2000, dimezzare la
fame entro il 2015 e 29 Paesi hanno raggiunto l'obiettivo più
ambizioso posto dal Vertice Mondiale sull'Alimentazione del 1996 di
dimezzare il numero totale delle persone denutrite entro il 2015.
Lo rende noto il rapporto Sofi (Lo stato dell'insicurezza
alimentare nel mondo) redatto da Fao, Ifad e Pam.
Nei paesi in via di
sviluppo, la prevalenza della denutrizione - che misura la
percentuale di persone che non sono in grado di consumare cibo
sufficiente per una vita attiva e sana - è scesa al 12,9% della
popolazione, un calo dal 23,3% di un quarto di secolo fa, afferma il
Sofi 2015.
L'Africa sub-sahariana è la regione
con la più alta prevalenza di denutrizione al mondo - 23,2%
della popolazione - vale a dire quasi una persona su quattro.
Tuttavia, i paesi africani che hanno investito di più per
migliorare la produttività agricola e le infrastrutture di
base sono riusciti a raggiungere l'obiettivo di sviluppo del
millennio relativo alla fame, soprattutto in Africa
occidentale.
La percentuale di persone che soffrono la fame in
America Latina e nei Caraibi dal 1990 a oggi è scesa dal 14,7%
al 5,5%, e anche
la quota di bambini sottopeso (sotto i 5 anni
di età) è fortemente diminuita. Un forte impegno per la
riduzione della fame è stato tradotto in programmi sostanziali
di protezione sociale che, insieme con una forte crescita
economica, hanno guidato i progressi su scala continentale.
Tendenze diverse sono emerse in Asia.
I paesi dell'Est e del Sud-Est asiatico hanno raggiunto una
riduzione costante e rapida in entrambi gli indicatori della
malnutrizione, sostenuta dagli investimenti nelle
infrastrutture idriche e igienico-sanitarie, e anche da
prospettive economiche favorevoli. In Asia meridionale, la
prevalenza della denutrizione è calata ma modestamente,
passando dal 23,9% al 15,7%, ma molti più progressi sono stati
fatti nella riduzione del problema dei bambini sotto peso.
In
Nord Africa si è vicini a debellare le forme più gravi di
insicurezza alimentare, con la prevalenza di denutrizione al di
sotto del 5%, mentre la qualità degli alimenti alimentare è
fonte di preoccupazione crescente per l'aumento di sovrappeso e
obesità.
In
Asia occidentale, dove le condizioni igieniche
sono generalmente avanzate e sono bassi i tassi di bambini
sottopeso, l'incidenza della fame è aumentata a causa della
guerra e dei conflitti civili in alcuni paesi, con le
conseguenti
grandi migrazioni di rifugiati.
Se è vero che
non esiste una soluzione unica valida per tutti i casi su come
migliorare la sicurezza alimentare, il rapporto Sofi evidenzia
diversi fattori che hanno giocato un ruolo fondamentale nel
raggiungimento dell'obiettivo della fame. Tra questi il
miglioramento della produttività agricola, soprattutto da
parte delle piccole famiglie contadine, ha portato a notevoli
passi avanti nella riduzione di fame e povertà. Poi una
crescita economica che deve essere inclusiva e l'espansione
della protezione sociale.
I Paesi più colpiti dalla fame (Fao)