In un'immagine di repertorio nel 2019, nella chiesa di San Giuseppe, a Shola, il rito della professione da parte di alcune religiose - Dal sito www.orsolinegandino.it
Sono state scarcerate e stanno tutte bene le sei suore tigrine della Congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli arrestate dalle forze di polizia etiopi il 30 novembre scorso ad Addis Abeba. Si tratta di suor Letemaryam Sibhat, suor Tiblets Teum, suor Abeba Tesfay, suor Zaid Moss, suor Abeba Hagos e suor Abeba Fitwi liberate dopo un mese e mezzo di detenzione.
Nel pomeriggio di sabato 8 gennaio era stata liberata anche suor Abrehet Teserma, delle Orsoline di Gandino, come conferma il cooperante Matteo Palamidesse. Suor Teserma è già tornata nella sua comunità a Shola. Altre fonti locali confermano all'Agenzia Fides che le religiose si trovano tutte in buona salute.
L'ondata di arresti di cittadini etiopi di origine tigrina in tutto il Paese a seguito della proclamazione dello stato di emergenza lo scorso 5 novembre da parte del governo federale guidato dal premier Abiy Ahmed non ha risparmiato i religiosi cattolici. A novembre nella capitale erano stati incarcerati dopo una retata diversi salesiani, compreso il superiore provinciale, e diversi loro collaboratori laici, tra cui il cooperante italiano del Vis Alberto Livoni, poi liberati.
Reuters
Non si hanno invece ancora notizie di 2 diaconi e due suore di Kobo, che rimangono in stato di detenzione insieme a migliaia di altri etiopi di origini tigrine dislocati e detenuti in luoghi in gran parte non ben precisati. Secondo la denuncia di don Mosè Zerai, presidente dell'Agenzia Habeshia, sono stati arrestati arbitrariamente dalle autorità etiopi nella capotale decine di rifugiati eritrei.
E a proposito di rifugiati eritrei in Etiopia, l'Ong Human rights watch nel suo rapporto sul 2021 accusa l'esercito dell'Asmara, alleato delle forze federali etiopi in questo conflitto contro le forze di difesa dello stato autonomo regionale etiope del Tigrai, di aver distrutto i due campi profughi di Hitsats e Shimelba, di aver deportato migliaia di profughi eritrei in patria e di aver violentato e ucciso decine di altri profughi. L'esercito di Isayas Afewerki sarebbe inoltre responsabile, secondo il rapporto, del saccheggio di molti edifici pubblici e privati in Tigrai. Il materiale preso con la forza sarebbe stato portato come bottino di guerra in Eritrea dai militari
Sul versante umanitario va segnalato l'ennesimo allarme dei medici tigrini che chiedono alle autorità federali di far passare le scorte di insulina altrimenti molti diabetici rischiano di morire. La Croce rossa etiope ha ammesso ieri di aver potuto consegnare farmaci negli stati regionali di Amhara e Afar, ma non nel Tigrai, sottoposto da Addis Abeba a un blocco di fatto degli aiuti da oltre un mese.