Papa Francesco ha ricevuto in udienza il presidente turco Erdogan (Siciliani)
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è arrivato ieri sera a Roma dove stamani è stato ricevuto in udienza da papa Francesco e poi incontrerà vertici dello Stato. Ad attenderlo ha trovato una capitale blindata, per evitare manifestazioni di protesta da parte non solo delle comunità curde, ma anche dei gruppi antagonisti.
Erdogan in udienza dal Papa
È durata circa cinquanta minuti l'udienza di papa Francesco al presidente turco. «Vi ringrazio per il vostro interesse», ha detto Erdogan al Papa arrivando in Vaticano, secondo quanto riferito dai presenti. Il Papa a sua volta ha ringraziato per la visita. L'incontro si è svolto in un clima cordiale e sorridente. Il Papa ha donato a Erdogan un medaglione rappresentante un angelo spiegando: «Questo è un angelo della pace che strangola il demone della guerra. È simbolo di un mondo basato sulla pace e la giustizia».
Erdogan, concluso l'incontro con il Papa, ha visto il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Successivamente - secondo quanto riferiscono fonti turche al seguito del presidente - dovrebbe visitare la Basilica vaticana accompagnato dalla moglie.
«Nel corso dei cordiali colloqui - rende noto la Sala stampa vaticana - sono state evocate le relazioni bilaterali tra la Santa Sede e la Turchia e si è parlato della situazione del Paese, della condizione della Comunità cattolica, dell’impegno di accoglienza dei numerosi profughi e delle sfide ad esso collegate. Ci si è poi soffermati sulla situazione in Medio Oriente, con particolare riferimento allo statuto di Gerusalemme, evidenziando la necessità di promuovere la pace e la stabilità nella Regione attraverso il dialogo e il negoziato, nel rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale».
Le proteste a Roma
In una Roma blindata per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, non sono mancate le manifestazioni per i diritti umani, la libertà di espressione e contro la nuova offensiva turca in Siria contro i curdo-siriani. Un sit-in di protesta è stato organizzato dall'Associazione dei curdi in Italia a Castel Sant'Angelo, a pochi passi dal Vaticano. Rasho Mohamad, cittadino curdo-siriano: "Ogni famiglia ha perso due o tre figli, che colpa hanno i curdi? Questa è la ricompensa per avere combattuto contro Daesh?". "Io sono un curdo di Afrin. Qual è la nostra colpa? Abbiamo persoi nostri cari, abbiamo perso i nostri nipoti di 10, 15, 5 anni. Avete visto questa fotografia? Qual è la loro colpa?".
Le attese di Erdogan
Si è trattato di una visita molto importante dal punto di vista simbolico: erano 59 anni che un capo di Stato turco non si recava in udienza in Vaticano. Una visita quanto mai complessa sia sotto l’aspetto politico che della gestione della sicurezza. Tuttavia Erdogan è arrivato in Italia con grandi speranze. La prima, è quella di accreditarsi come leader di primo livello sullo scacchiere internazionale. Gli attacchi in seguito al riconoscimento del genocidio armeno da parte del Santo Padre sembrano un ricordo lontano. L’obiettivo primario per Erdogan – dopo una telefonata con papa Francesco alcune settimane fa sull’argomento – era di trovare una sponda in Vaticano nella lotta contro la decisione di Donald Trump di trasferire l’ambasciata americana a Gerusalemme, riconoscendola automaticamente capitale dello Stato d’Israele.
La tappa presso la Santa Sede è stata la più importante ma non l’unica del suo viaggio, che si concluderà stasera.
Nel pomeriggio gli incontri con istituzioni e aziende
Il numero uno di Ankara oggi incontra anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il premier Paolo Gentiloni. Non solo geopolitica in agenda ma anche affari importanti. Lo si può intuire dal calibro dei ministri che accompagneranno Erdogan e sua moglie Emine in questo viaggio. Le stesse autorità turche sottolineano che il viaggio presidenziale servirà anche a «discutere cooperazioni bilaterali fra Turchia e Italia nelle sfere della politica, dell’economia e dell’industria di Difesa». Sempre secondo fonti turche, il capo di Stato turco dovrebbe incontrare anche gli amministratori delegati delle più importanti aziende italiane.
Una visita importante, ma anche molto molto delicata. L’operazione militare turca “Ramoscello d’ulivo” nel Nord della Siria, ufficialmente organizzata da Ankara contro il terrorismo di matrice curda e jihadista, ha già provocato oltre 100 vittime. Inoltre la condizione drammatica dei diritti umani nel Paese, da anni sotto la lente di ingrandimento dell’Unione Europea, si è aggravata dopo il fallito golpe del luglio 2016 a cui è seguita una vera e propria caccia alle streghe da parte del presidente Erdogan, durante la quale sono finite in carcere oltre 51mila persone.
Difficilmente il capo di Stato turco incontrerà a Roma cortei di protesta sulla sua strada. La Questura di Roma ha dichiarato da giorni l’allerta massima, spiegando che si tratta di una visita molto delicata anche dal punto di vista della gestione della sicurezza. Gli agenti mobilitati sono 3.500, con una “green” zone per proteggere tutti gli spostamenti del corteo presidenziale. Ma i contrari alla presenza di Erdogan sul suolo nazionale sono molti. Per primi i curdi, che hanno definito la vista del presidente turco Erdogan «uno sbaglio» da parte dell’Italia, definendolo «un criminale» con «le mani sporche di sangue».
La Federazione nazionale della Stampa e l’Ordine dei giornalisti sabato hanno portato la loro solidarietà ad Amnesty International, in presidio permanente davanti all’ambasciata turca: proprio questa settimana il presidente turco di Amnesty International, Taner Kilic è stato scarcerato e arrestato nuovamente nel giro di 48 ore dalle autorità turche. Fra le voci della politica italiana, spicca quella del leghista Roberto Calderoli, «sconvolto» per l’accoglienza riservata a Erdogan.