Hanno perso tutto. Costretti a lasciare la propria città, Mosul, finita nelle mani dell'Is, le proprie case e le proprie chiese. Almeno centomila, secondo le stime, gli "sfollati" che si sono diretti verso Erbil, trenta chilometri da Mosul, capitale del Kurdistan del Nord. Che si è trasformata in un accampamento a cielo aperto. Nelle tende sono costrette a vivere famiglie intere, con bambini appena nati o anziani. La temperatura arriva a quaranta gradi. L'inviato di
Tv 2000
Massimiliano Cochi, in compagnia dell'operatore
Carlo Petruzziello, ha raggiunto la cittadina. Questo è il suo primo reportage, tra gli sfollati cristiani, che si sentono abbandonati e costretti a vivere in condizioni anche sanitarie sempre più allarmanti.
"La situazione è veramente molto
critica e abbiamo paura che i problemi sanitari si convertano in
epidemie. Si sono verificati, infatti, già diversi casi di
lebbra". Così don Benham Benoka, il Parroco di Ankawa che nei
giorni scorsi ha ricevuto la telefonata di papa Francesco, ha
denunciato al microfono di Tv2000,
Massimiliano Cochi, la drammatica situazione che stanno vivendo
migliaia di cristiani all'interno del campo rifugiati ad Ankawa
sobborgo a maggioranza cattolica di Erbil, nel Kurdistan
iracheno. "Diventate musulmani o vi uccidiamo", è stato il lapidario
avvertimento degli uomini dello Stato Islamico. Al momento, nel
campo rifugiati ad Ankawa, la Chiesa locale ha messo a
disposizione ogni struttura, giornalmente provvede ai pasti e
all'assistenza medica di oltre 2000 persone. Il ministero
dell'Istruzione iracheno ha inoltre reso noto che la riapertura
delle scuole - che era stata rimandata al 10 ottobre - sarà
anticipata ed entro 10 giorni tutti gli edifici dovranno essere
liberati dagli sfollati.