Truppe statunitensi nell'Helmand in Afghanistan - Ansa
E' il tramonto di un falso mito, della iattanza del soldato americano superuomo, sorta di Rambo inesauribile per forza, lucidità ed energia. Saranno le sconfitte patite dal Pentagono negli ultimi vent’anni, sarà il timore delle guerre probabili con avversari molto più ostici e di pari grado, ma il soldato americano si sta facendo più riflessivo e umano. Non parte più, indomito, alla conquista del mondo. Si scopre come tutti noi: vulnerabile. L’esercito si adegua ai tempi cangianti e ai dettami della scienza. Lungimirante, ha appena pubblicato nuove direttive per assicurare le migliori performance dei soldati. E come intende raggiungere l’optimum? Con «pennichelle strategiche e aggressive»! La siesta va all’assalto delle forze armate più potenti del mondo, rivoluzionandone i manuali di addestramento psicofisico. È scritto nero su bianco nel documento FM 7-22 Holistic Healt and Fitness, o sistema olistico di benessere e di forma fisica.
Il tenente-generale David Barno, che ha comandato le forze alleate in Afghanistan dal 2003 al 2005, ci va giù duro: «L’esercito ha sempre coltivato una dinamica interna secondo la quale i veri uomini non hanno bisogno di dormire e possono semplicemente spingere e pompare. È incredibilmente stupido». Spesso in battaglia non si può dormire a lungo. I ritmi incalzanti impongono agli uomini meno di sei ore continuative di sonno. E allora ecco le prescrizioni del sistema olistico: «I soldati possono fare pennichelle brevi e poco frequenti per ripristinate lo stato di vigilanza e di prontezza». Cosa insospettabile per i profani, il sistema olistico è stato testato per primo dalle forze speciali. I Berretti Verdi, élite dell’élite, si sono fatti assistere da allenatori, dietologi, nutrizionisti e neuropsichiatri: sono consapevoli che privare l’organismo dei bisogni essenziali può compromettere la lucidità mentale e la prestanza fisica, preludio al fallimento in operazioni. Che pause e pennichelle siano un toccasana a un sonno notturno precario lo sapevano già Napoleone e Churchill.
Pare che il primo soffrisse di apnee notturne. Dormiva fra mezzanotte e le tre. Poi lavorava, riposando nel primo pomeriggio. Churchill non rinunciò alla siesta nemmeno nelle ore più cupe della battaglia d’Inghilterra. Era affetto da disturbo bipolare di persona-lità, con ripercussioni sul sonno. Ovviò con la pennichella e brillò in tutti i campi: strategia, politica, oratoria e letteratura. Le lezioni della storia tornano d’attualità.