
Il leader nordcoreano Kim Jong-un - ANSA
Altro che Stato-paria con le “tasche” vuote. La Corea del Nord gestirebbe la “riserva di bitcoin più grande di qualsiasi altra nazione al mondo, fatta eccezione per gli Stati Uniti e il Regno Unito”. Secondo il quotidiano sudcoreano Korea Herald, che riprende Binance News, una piattaforma di notizie della società di scambio di criptovalute globale Binance, Pyongyang avrebbe “accumulato 13.562 BTC, per un valore di 1,14 miliardi di dollari”.
In che modo il Paese riesce a “racimolare” la moneta virtuale? Grazie soprattutto al braccio “armato” degli hacker, tra cui il Lazarus Group, protagonisti di ardite incursioni (e relativi furti). Non a caso i gruppi di hacker affiliati alla Corea del Nord sono stati individuati come colpevoli di una serie di attacchi informatici nel 2024 che hanno rubato 659 milioni di dollari in criptovaluta.
Non solo: il mese scorso, gli Usa hanno rilasciato una dichiarazione pubblica secondo cui la Corea del Nord è responsabile del furto di circa 1,5 miliardi di dollari di asset virtuali, il più grande mia avvenuto. Sempre secondo il Korea Herald, la scorsa settimana è stato segnalato che il Lazarus Group ha convertito almeno 300 milioni di dollari delle sue criptovalute rubate in fondi non recuperabili.
Quella dei furti informatici è una vera propria “colonna” dell’economia della Corea del Nord. Secondo un gruppo di esperti delle Nazioni Unite, la Repubblica popolare democratica di Corea ha rubato, nel periodo che va dal 2017 al 2023, asset virtuali per un valore di 3 miliardi di dollari tramite 58 attacchi informatici su piattaforme di criptovaluta. Per massimizzare il suo potenziale informatico, la Corea del Nord ha investito in infrastrutture e aggiornamenti delle capacità, rafforzando "la sua posizione di attore formidabile in questo settore". È uno dei tanti drammatici paradossi del Paese, uno dei più poveri al mondo “titolare”, al tempo stesso, di uno dei programmi più aggressivi di riarmo nucleare al mondo.
Il Lowy Institute Asia Power Index 2024 ha classificato la Corea del Nord al 7° posto per capacità informatiche, al di sopra di altri Paesi asiatici come Taiwan, Giappone e India, mentre il National Cyber Power Index 2022 del Belfer Center l'ha posizionata al 14° posto, con valutazioni elevate per capacità informatiche finanziarie e offensive. Quali sono obiettivi di questo "esercito" di hacker? Come scrive l’Observer Research Foundation “le operazioni informatiche della Corea del Nord hanno due obiettivi principali: generare risorse finanziarie per supportare le iniziative della politica di Kim Jong-un e raccogliere informazioni strategiche. Si ritiene che una parte significativa dei fondi rubati sostenga il programma di armi nucleari e balistiche del Paese”.
La spericolata politica del regime cozza con una situazione di povertà nel Paese sempre più diffusa e drammatica. Secondo le Nazioni Unite, quasi il 46 percento dei nordcoreani è denutrito: "il Paese è alle prese con una grave insicurezza alimentare causata dalle crescenti tensioni geopolitiche e dalla crescente variabilità climatica". In un rapporto presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Elizabeth Salmon, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Corea del Nord, ha affermato che dal 2020 al 2022 la prevalenza della denutrizione in Corea del Nord è stata del 45,5 percento. Durante questo periodo, "si stima che 11,8 milioni di persone nel Paese abbiano sofferto di denutrizione".