La Colombia della pace comincia a fare i conti con la guerra. In particolare con una delle sue pagine più sporche, con una storica condanna per 21 militari responsabili dei falsi positivi nell’era Uribe. Durante la presidenza di quest’ultimo, tra il 2002 al 2010, le forze armate avevano deciso di premiare con un compenso economico – l’equivalente di 650 euro – o con permessi premio, i soldati che catturavano esponenti delle Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc). Vivi o morti. La misura doveva stimolare l’impegno contro la guerriglia. Ben presto, però, ha finito per generare un sistema perverso. Quello dei “falsi positivi”, appunto. I militari attiravano i ragazzini delle baraccopoli con la promessa di un impiego. I giovani, però, venivano uccisi, travestiti da guerriglieri e consegnati in caserma per riscuotere la ricompensa
I crimini di Soacha
Tale sorte è toccata, tra il 2007 e il 2008, a Diego Alberto Tamayo, Víctor Fernando Gómez Romero, Jader Andrés Palacio Bustamante, Julio César Mesa Vargas e Jhonatan Orlando Soto Bermúdez. Tutti ragazzini di Soacha, enorme sobborgo di Bogotà, massacrati dalla Brigata mobile 15 e portati come trofei nei dipartamenti di Santander e del Nord di Santander. Il coraggio delle loro madri - che mai si sono arrese - ha fatto in modo che si scoprisse l'atroce verità.
La sentenza
Dopo quasi dieci anni di impunità, le famiglie ora hanno ottenuto giustizia. Una corte del Cundinamarca ha condannato a pene tra i 37 e i 52 anni di carcere i 21 militari responsabili dell’omicidio. Tra questi anche un colonnello. Migliaia di denunce giacciono, però, ancora nelle Procure, in attesa di arrivare in tribunale