venerdì 31 maggio 2024
Denuncia della fondazione Cesvi: il 22% dei bisogni umanitari globali si concentra qui. Clima impazzito e guerre hanno provocato 23 milioni di rifugiati e sfollati interni in Etiopia, Kenya e Somalia.
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undefined - Roger Lo Guarro

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Nel Corno d'Africa quasi 50 milioni di persone soffrono di fame e malnutrizione a causa della guerra e della peggior siccità da 40 anni. La drammatica situazione ha fatto salire a 23 milioni i rifugiati e gli sfollati interni. in Etiopia, Kenya e Somalia sono saltate cinque stagioni consecutive di pioggia, ma il ritorno dell'acqua piovana è stato violentissimo provocando devastanti alluvioni che hanno colpito 36 milioni di persone con danni ancor più gravi all'agricoltura.

A questo si aggiunge la guerra. Ed ecco allora il "doppio killer" - i conflitti armati e il mutamento climatico estremo fino al paradosso - a causa del quale nella porta orientale dell'Africa sull'orlo della carestia si concentra ormai il 22% dei bisogni umanitari del mondo. Lo denuncia la Fondazione Cesvi.

In Etiopia, secondo paese africano, oltre 21 milioni di persone necessitano di aiuti e l’Onu stima che 2,4 milioni di bambini sotto i 5 anni e 1,3 milioni di donne incinte o in allattamento abbiano bisogno di trattamenti contro la malnutrizione acuta. In un paese dove il 91% della popolazione vive in aree rurali e il mezzo di sostentamento più diffuso è la pastorizia centinaia di migliaia di persone sono sfollate e la ripresa richiederà tra i 5 e gli 8 anni per chi ha perso tutto, come le comunità agro-pastorali. Nell'area di Borena, nell’Oromia, tra le più colpite dalla mancanza d’acqua, ad esempio, Cesvi è attiva dal 2021. Le comunità di pastori dell’area negli ultimi anni hanno visto stravolgere la propria vita: l’80% dei capi di bestiame, che prima davano cibo e sostentamento alla popolazione, oggi è scomparso a causa dell’assenza quasi totale dell’acqua, alla cui ricerca e raccolta è oggi orientata l’esistenza degli abitanti. La situazione nel paese è aggravata due anni di guerra civile in Tigrai che hanno provocato 600 mila morti e 1,5 milioni di sfollati. Le tensioni persistono nell'ovest della regione autonoma e nel nord, nei territori di confine con l'Eritrea occupati con il pugno di ferro dalle truppe asmarine.

In Somalia siccità e inondazioni si alternano e hanno portato il Paese sull’orlo della carestia, spingendo dal 2021 lontano dalle proprie case 1,5 milioni di inondazioni, colpendo 2 milioni di abitanti e spingendo oltre 750mila a muoversi. Il livello di malnutrizione in Somalia è gravissimo, mentre le strade sono state interrotte e i villaggi isolati, scuole e ospedali chiusi, il rischio di malattie è cresciuto. Cesvi interviene nel Paese attraverso progetti sanitari con centri di salute e cliniche mobili dove prevenire e trattare la malnutrizione. Nonostante una maggiore stabilità politica, persiste la guerra civile contro le milizie jihadiste cui si sono aggiunte le tensioni proprio con l'Etiopia, che rivendica il diritto a uno sbocco sul mar Rosso e ha preso in affitto nella regione indipendentista il porto di Berbera e 20 km di costa. Atto che Mogadiscio considera un attentato alla sovranità nazionale somala.

Insomma non è solo il clima ad essere impazzito.

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