
Pasticche di Captagon sequestrate dalla polizia libanese in casse di té in foglie nel 2022 - Archivio Ansa
Una parte dei commando di Hamas che il 7 ottobre si è macchiato di efferatezze contro i civili israeliani a ridosso della Striscia di Gaza era sotto effetto di una droga sintetica nota come Captagon. La notizia è stata diffusa dalla televisione israeliana Canale 12, il cui giornalista Nir Dvori ha citato fonti militari. Tracce di Captagon, ha precisato, sono state rilevate fra i terroristi fatti prigionieri. Pillole di quel narcotico erano ancora nelle tasche di membri di Hamas rimasti sul terreno dopo i combattimenti. Si tratta, ha aggiunto la emittente, di una droga prodotta in Libano e Siria, nota anche come 'la cocaina dei poveri'. In passato è stata usata dal Daesh.
Sulle ceneri della Siria, distrutta da oltre dieci anni di guerra, sta crescendo l’ultimo narco-Stato del mondo. L’allarme era arrivato dal New York Times a inizio 2022, che, grazie a decine di interviste, aveva fatto luce su un traffico multimiliardario che oltrepassa ormai i confini del Paese mediorientale. Il prodotto di punta è proprio il Captagon, chiamato localmente Abu Hilalain «quello con due mezzelune», in riferimento alle due “C” contrapposte incise sulle pillole.
Il Captagon è un’anfetamina originariamente usata per curare il deficit di attenzione e la narcolessia. Si è assistito al boom di consumo tra i giovani delle petrolmonarchie del Golfo, con 250 milioni di pillole sequestrate solo nel 2021: 18 volte più di 4 anni fa. La pasticca costa poche decine di euro ma una sola «basta per ballare tutto il fine settimana», come raccontava al quotidiano statunitense un partecipante a un rave clandestino organizzato a Riad. Le autorità saudite hanno sempre accusato il Libano (e in maniera implicita Hezbollah) di fungere da punto di transito alle esportazioni illegali e da tempo hanno sospeso le importazioni di frutta e verdura provenienti dal Libano in seguito al sequestro di oltre 5 milioni di pillole dissimulate all’interno di melograni.
La fantasia dei trafficanti si è, infatti, sbizzarrita nel cercare sempre nuovi nascondigli per i maxi-carichi di Captagon: finti limoni e arance, pacchetti di spaghetti e finte torte.
Secondo il Centre for Operational Analysis and Research, i sequestri di Captagon avvenuti nel 2020 ammontavano a 3 miliardi di euro, trenta volte l’introito ricavato dalla prima esportazione lecita della Siria, l’olio d’oliva.
Anche l’Occidente è ormai invaso dalle pasticche. L’«affare», spiega ancora la testata americana, sarebbe gestito dal generale Maher al-Assad, fratello più giovane del presidente Bashar e comandante della Quarta Divisione corazzata, che ne sovrintende la produzione a Tartous e Homs e la distribuzione attraverso il porto di Lattakia. Nel traffico sono coinvolti anche uomini d’affari vicini al governo di Assad e colpiti dalla sanzioni Usa.
La Siria non è nuova al traffico di droga. Negli anni Novanta, la valle libanese della Beqaa, sotto controllo siriano, era il principale produttore di hashish nella regione. Ma è soprattutto a partire dal 2011, con l’esplosione della guerra civile, che il Paese si è lanciato nella produzione massiccia di stupefacenti, anche per risollevare un’economia in caduta libera come ora. I siriani ci trovavano, e ora ancor di più con la crisi economica ci trovano, un terreno particolarmente fertile: non solo materie prime facilmente reperibili e uno sbocco sulle rotte mediterranee verso l’Europa, ma anche una comoda situazione di caos. Il traffico non ha risparmiato l’Italia.
Nel luglio 2020 «il più grande sequestro di anfetamine a livello mondiale» è stato intercettato al porto di Salerno proveniente dalla Siria. La merce – ben 14 tonnellate (84 milioni di pastiglie) del valore di un miliardo di euro – è stata scoperta in tre container di cilindri di carta per uso industriale. Gli inquirenti avevano evocato anche un ruolo del Daesh, cui si sarebbero rivolte mafie locali trovatesi a corto di droghe tradizionali a causa del lockdown provocato dal Covid.