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Un assalto armato contro mamme e bambini e infermiere, nel reparto maternità. Una strage feroce, per il bersaglio e il numero di vittime, opera di un commando jihadista coperto dall’inganno di false divise da poliziotto e che ottiene il suo criminale scopo: sabotare il fragile processo di pace in corso
A sera, infatti, è il presidente Ashraf Ghani ordinare di riprendere l’offensiva delle forze di sicurezza contro i taleban e gli altri gruppi fondamentalisti.
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L'esercito all'esterno dell'ospedale di Medici senza frontiere attaccato a Kabul - Ansa
I terroristi, hanno riferito le autorità, «sono stati neutralizzati» e uno degli aggressori è rimasto ucciso nello scontro a fuoco con le forze di sicurezza. Alcune ore dopo, puntuale, la rivendicazione del Daesh, mentre i taleban hanno «negato qualsiasi coinvolgimento».
Sangue e morte anche nell’Afghanistan orientale. Un kamikaze si è fatto esplodere durante un funerale nella provincia di Nangarhar: almeno 24 morti e 68 feriti il bilancio di questa seconda strage. L’attacco kamikaze è avvenuto mentre una gran folla stava dando l’ultimo saluto a un comandante delle forze dell’ordine. Oltre alla dura reazione del governo afghano, da registrare pure la condanna delle Nazioni Unite che con la missione Unama hanno espresso «choc e repulsione» per il duplice attacco, chiedendo che i responsabili vengano consegnati alla giustizia.
Lo scorso 29 febbraio, a Doha, è stato firmato un accordo di pace fra Usa e taleban che prevede il graduale ritiro delle forze Usa e ha aperto la strada a nuovi negoziati fra il governo di Kabul e i ribelli. Numerosi, negli ultimi due mesi, gli attentati da parte di numerosi gruppi jihadisti, con l’evidente tentativo di sabotare il processo di pace. L’annuncio del presidente Ghani equivale a una nuova dichiarazione di guerra in un Paese sempre instabile.
A Kabul, secondo l’Onu, nel primo trimestre dell’anno ci sono già state 1.293 vittime civili tra morti e feriti. È la cifra più bassa dal 2012, ma le violenze sono tornate a crescere nel mese di marzo.