lunedì 24 giugno 2024
Prese di mira chiesa e sinagoga. Uccisi 4 civili, tra cui un sacerdote ortodosso, e 15 poliziotti in 3 attacchi che hanno seminato il panico nella piccola Repubblica caucasica della Federazione Russa
Agenti del servizio di sicurezza russo impegnati in un'azione antiterrorismo in Daghestan

Agenti del servizio di sicurezza russo impegnati in un'azione antiterrorismo in Daghestan - Ansa / Afp / Fermo immagine da video del Comitato nazionale russo antiterrorismo

COMMENTA E CONDIVIDI

Un sacerdote ortodosso, altri tre civili e 15 poliziotti sono stati uccisi in una serie di attacchi terroristici che domenica sera hanno gettato nel panico lo Stato caucasico del Daghestan, il più meridionale della Federazione Russa e a maggioranza islamica sunnita come la vicina Cecenia. Principale indiziato per la responsabilità degli attentati è il ramo del Caucaso settentrionale dello Stato islamico (Isis, Is o Daesh), il Wilayat Kavkaz, affiliato al più vasto Isis-Khorasan (Is-K) dell'Asia centrale.

L'autorevole gruppo di ricerca statunitense Institute for the study of war (Isw) ha accertato che «la filiale russa dell'Is-K, al-Azaim Media, ha pubblicato una dichiarazione il 23 giugno in seguito all'attacco elogiando 'i fratelli del Caucaso' per aver dimostrato le loro capacità». «Al-Azaim non ha rivendicato l'attacco in sé» ma «il riferimento al Caucaso suggerisce fortemente che Wilayat Kavkaz, ramo del Caucaso settentrionale dell'Isis, sia responsabile dell'attacco». «La struttura antiterrorismo regionale dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) - spiega l'Isw - ha avvertito che Wilayat Kavkaz è diventata più attiva in seguito all'attacco al Crocus City Hall di Mosca del 22 marzo e ha intensificato gli appelli di reclutamento nel Caucaso settentrionale dall'aprile 2024». L'attentato alla sala per concerti City Hall fu uno dei più cruenti della storia recente russa: causò 145 morti e 551 feriti.

Il regime punta il dito contro l'Ucraina. Kirill: il «nemico» vuol distruggere la pace interreligiosa

Pur senza avere elementi per accuse circostanziate, la retorica russa di regime punta il dito contro l'Ucraina, così com'era avvenuto all'indomani dell'attacco di marzo al Crocus City Hall, rivendicato due volte (per smentire gli equivoci) dal terrorismo jihadista. Erano risultati reclutati dall'Is-K per soldi quattro attentatori, cittadini del Tagikistan, arrestati e torturati dagli agenti russi.

Lo scorso aprile, il servizio di sicurezza russo Fsb aveva arrestato in Daghestan quattro sospettati di aver pianificato l'attacco al Crocus City Hall. È noto che miliziani del Daghestan hanno combattuto in Siria con l'Isis, che nel 2015 dichiarò di avere stabilito un «ramo» nel Caucaso settentrionale.
Il presidente del Daghestan, Sergei Melikov, ha dichiarato: «Sappiamo chi si nasconde dietro questi attentati terroristici e quale obiettivo perseguono», riferendosi alla guerra in Ucraina. Anche il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa e molto vicino al Cremlino, ha affermato che il «nemico» sta cercando di distruggere la «pace interreligiosa» in Russia.

Il presidente russo, Vladimir Putin, nell'esprimere le condoglianze alle famiglie, ha accomunato le vittime «degli attacchi in Crimea e in Daghestan».

Il ministero degli Esteri iraniano ha condannato gli attacchi, esprimendo «solidarietà alla nazione e al governo russo» e sostenendo che «qualsiasi tipo di terrorismo è una minaccia alla società umana e alla sicurezza internazionale».

Il presidente del Kazakistan ha offerto il suo supporto a Putin.

Attacchi coordinati a chiesa, sinagoga e polizia: 19 le vittime

Gli attacchi coordinati sono avvenuti, domenica sera, in tre città. Tutto è cominciato a Derbent, dove un gruppo di uomini armati ha sparato in una sinagoga e in una chiesa ortodossa, provocando incendi in entrambi gli edifici. Nella chiesa c'erano alcuni fedeli, si celebrava la Pentecoste ortodossa. La sinagoga era vuota. Quasi contemporaneamente è stata attaccata una postazione della polizia stradale a Makhachkala. Un terzo attacco ha colpito un'auto dalla polizia a Sergokala.

A comunicare il bilancio delle vittime è stato lo stesso presidente Melikov: 19 uccisi, oltre a 6 terroristi. Una delle vittime sarebbe un sacerdote ortodosso, altre 3 sarebbero civili. Nella piccola Repubblica sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale.

Secondo l'agenzia Ria Novosti sarebbe stato arrestato il capo del distretto di Sergokalinsky, sempre in Daghestan, perché i suoi figli sarebbero sospettati di coinvolgimento negli attacchi terroristici. Le indagini puntano all'identificazione di tutti coloro che fanno parte delle "cellule dormienti" del terrorismo in Daghestan.

Il Daghestan: dove si trova e cosa sta succedendo

Con una superficie di 50mila chilometri quadrati e poco più di 3 milioni di abitanti, la piccola Repubblica del Daghestan si trova nel Caucaso settentrionale, affacciata sul Mar Caspio, e fa parte della Federazione Russa. Confina con gli Stati federali russi di Cecenia, Calmucchia e Stavropol, con la Georgia e con l'Azerbaigian. A maggioranza musulmana sunnita, il Daghestan ha gruppi di popolazione di una trentina di etnie: le più numerose sono gli avari, i russi, i darghini, i camucchi e i lezgini. Ci sono anche azeri e una comunità di ebrei (chiamati «della montagna», «del Causaco» o juhuro).

Israele ha seguito con grande preoccupazione l'attacco alla sinagoga: l'ambasciata a Mosca si è messa immediatamente in contatto con i leader della comunità ebraica del distretto di Derbent. Secondo fonti israeliane, al momento dell'attacco non c'erano fedeli in sinagoga.

Lo scorso 28 ottobre il Daghestan fu teatro di un attacco antisemita: all'aeroporto della capitale, Makhatchakala, decine di persone assaltarono la pista e il terminal al grido di «Allah u Akbar» dopo l'annuncio che era atterrato un aereo proveniente da Israele. All'epoca, Mosca accusò l'Ucraina di avere «un ruolo chiave» in quell'azione che sarebbe stata finalizzata a «destabilizzare la Russia» provocando divisioni etnico-religiose. «Accuse assurde», replicò Washington.

Nei primi anni 2000 la regione caucasica fu devastata da attacchi terroristici e movimenti separatisti. Il radicalismo islamista è fortemente diffuso nella confinante Cecenia, da dove molti miliziani di area Daesh/Isis sono partiti per combattere, negli scorsi anni, in Siria e, più recentemente, in Ucraina.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: