Un'immagine dell'incendio al Crocus City Hall di Mosca - Reuters
Quando le unità speciali della Guardia nazionale russa sono arrivate sulla scena seguendo la colonna di fumo, era già troppo tardi. Decine di morti trucidati nel centro commerciale, centinaia di persone intrappolate tra le macerie della sala concerti, fatta esplodere da un indisturbato commando di terroristi. E la sbandierata invulnerabilità di Mosca, nella settimana della rielezione di Putin, definitivamente compromessa.
Il “Crocus City Hall”, uno dei centri commerciali più grandi e frequentati, è situato a Krasnogorsk, un sobborgo occidentale della capitale russa. Attraverso i corridoi di marmo bianco su cui affacciano i marchi del lusso, molti dei quali riconvertiti all’autarchia dopo il ritiro delle griffe occidentali dal mercato russo a causa della guerra contro l’Ucraina, si raggiunge la sala da concerti che può ospitare fino a 7.500 persone. I filmati pubblicati sui social media russi hanno mostrato scene caotiche, con la folla di partecipanti al concerto che tentava di fuggire dalla sala, inseguita dagli spari. Altri filmati hanno mostrato i copri immobili, uno sull’altro, di uomini e donne riversi in pozze di sangue.
Il bilancio delle vittime stamani è arrivato a 143 morti e quasi cento feriti, la metà dei quali in condizioni critiche o gravi. Tra le vittime ci sono alcuni bambini. Le agenzie russe scrivono che i servizi di emergenza hanno trovato altri cadaveri stamani durante lo sgombero delle macerie.
Più volte in passato l’intero centro commerciale era stato evacuato dopo presunte minacce terroristiche. Ma venerdì il gruppo di assalitori quasi non ha incontrato resistenza. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato quello che ha definito un "attacco atroce e vile".
L'ATTACCO
Nei filmati girati da alcune delle persone durante la fuga, si vedono cinque uomini in tenuta mimetica e il volto mascherato. Quattro imbracciano dei mitra con cui prima hanno sbaragliato i vigilanti e poi sparando con colpi singoli hanno ucciso almeno una quarantina di persone ferendone un centinaio prima di raggiungere l’anfiteatro, dove avrebbero dovuto esibirsi la band rock Pik Nik. Una scena di guerra tra i marmi luccicanti e i negozi affollati all’ora del tramonto. Mostrando di conoscere il luogo e le vie di fuga, i terroristi si sono mossi disponendosi a proteggere uno dei loro, apparentemente disarmato, con addosso un pesante zaino nero. Quando sono fuggiti si sono lasciati alle spalle una spaventosa esplosione che ha sventrato il soffitto del teatro, all’interno nel quale avevano depositato l’esplosivo, mentre con freddezza e senza sprecare uccidevano uno ad uno i presenti in platea. Nel frattempo, l’uomo con lo zaino nero posizionava gli ordigni. Gli attentatori sono poi scappati. Nel parcheggio è stata trovata un’auto imbottita di esplosivo.
Le fiamme dell'incendio del Crocus city hall nel cielo di Mosca - Ansa
Un’azione condotta con la precisione di chi ha avuto un addestramento specifico. Le notizie diffuse in tempo reale sui canali Telegram hanno fatto rievocare la crisi del teatro Dubrovka, nel 2002 sempre a Mosca, quando rimasero uccisi 129 ostaggi e 39 combattenti ceceni.
Per il Cremlino è stato un «attacco terroristico». «Risponderemo a morte su morte», ha tuonato l’ex presidente Dmitrij Medvedev. Kiev nega ogni responsabilità e parla di «provocazione dei servizi russi». E la Casa Bianca – che, a all’inizio del mese avevano avvertito del rischio attentati in Russia – ha confermato il non coinvolgimento dell’Ucraina. Anche “partigiani russi” che combattono a fianco di Kiev hanno negato di essere coinvolti. Nelle ultime settimane numerosi sabotaggi erano stati compiuti in Russia e rivendicati in particolare dalla “Legione Libertà”, composta da oppositori armati di Putin. Il centro commerciale e l’annessa area espositiva sono riconducibili ad Aras Agalarov, un oligarca di origini azere indicato da Forbes come uno degli uomini più ricchi di Russia, vicino a Medvedev.
LE PRIME IPOTESI
A questo punto, mentre i soccorritori stanno cercando di spegnere l'incendio e salvare il maggior numero di persone intrappolate, sul terreno restano le domande principali: chi sono i killer? chi li ha addestrati? chi sono i mandanti? La formazione si è mossa con l'abilità e l'esperienza dei corpi speciali. Rapidi ma non sbrigativi, spietati ma misurando i colpi, in sincronia proteggendo il "portatore", come fanno gli incursori quando devono usare uno degli uomini per trasportare ordigni oppure proteggere materiale sensibile. Infine le espolsioni, almeno due quelle principali, che sono sembrate l'obiettivo finale dell'attacco, grazie a cui coprirsi anche la fuga. Una preparazione così meticolosa fa escludere che il vero scopo fosse quello di colpire i partecipanti al concerto della band "Piknik". La band in passato si è esibita nella Crimea occupata illegalmente e gli fu negato un concerto in Ucraina proprio per aver partecipato a una manifestazione musicale nella Penisola sottratta da Putin a Kiev nel 2014.
Per l'intelligence Ucraina si è trattato di un autosabotaggio russo, finalizzato a trovare il pretesto per una escalation militare. Ma sul tavolo dei servizi segreti di tutto il mondo c'è una lunga lista di possibili esecutori. Dagli oppositori russi armati, alle formazioni bielorusse di ex militari e poliziotti che hanno dichiarato guerra al regime di Minsk, agli inossidabili combattenti ceceni sconfitti da Putin, fino ai gruppi armati delle repubbliche che esprimono intenzioni secessioniste. Restano però due sigle che gli analisti non trascurano: i militanti del Daesh o di altri gruppi mediorientali, tra cui i reduci di quell'Isis contro cui la Russia ha combattuto al fianco del dittatore Assad lasciandosi alle spalle una lunga scia di sangue in Siria, e infine i delusi del gruppo Wagner, messi all'angolo da Putin dopo l'eliminazione del loro fondatore, Evgenij Viktorovič Prigožin e dell'intero gruppo dirigente che aveva provato a minacciare il Cremlino con il fallito golpe del 23 giugno 2023.
I SOSPETTI SU "ISIS-K" E GLI 11 ARRESTI: «PRESI I 4 TERRORISTI»
Intanto alcuni canali social russi hanno mostrato nel parcheggio del centro commerciale alcuni militari della Guardia nazionale ispezionare un minibus bianco con targa bielorussa ma che all'interno avrebbe contenuto documenti ucraini. Una ipotesi abbastanza precaria, considerando che difficilmente un gruppo di assalitori talmente addestrato sarebbe stato però così sprovveduto da lasciare tracce che rimandino a Kiev e alla dissidenza armata contro il dittatore Lukashenko in Bielorussia. Il presidente Vladimir Putin è stato aggiornato da Alexander Bortnikov, capo del Servizio di Sicurezza Federale (Fsb). Gli investigatori hanno pubblicato le immagini di un kalashnikov e un giubbetto antiproiettile con caricatori di scorta, lasciato a bordo di un veicolo bianco. Ieri in tarda serata sul gruppo Telegram ufficiale del Daesh è apparsa la rivendicazione dell'attacco. Ma è ancora presto per reclamare certezze, quando di mezzo ci sono le tortuose vicende russe.
In mattinata le autorità russe hanno anche riferito dell'arresto di 11 persone, tra cui 4 terroristi responsabili dell'attacco, a Bryansk al confine con l'Ucraina, senza però aggiungere altro e non facendo riferimento alle voci diffuse in mattinata del fermo di quattro persone su un'auto bianca, simile a quella usata dai killer per la fuga. I canali Telegram vicini ai servizi di sicurezza russi (Fsb) pubblicano foto e video di sospettati e arrestati. I canali Mash e Baza postano video dell'interrogatorio di un diciannovenne: il filmato mostra l'uomo tenuto inginocchiato e faccia a terra all'aperto, di notte, mentre risponde a un interrogatorio. Un altro video, girato di giorno, fa vedere un uomo descritto come proveniente dal Tagikistan, tenuto anche lui faccia a terra: avrebbe confessato che gli erano stati promessi 500mila rubli (5.000 euro) per l'attacco e gli erano state fornite le armi.
Il Daesh-Isis non riceve sostegno dall'Iran che anzi recentemente ha rivendicato attacchi contro formazioni pro-Isis. A sua volta l'Iran, principale fornitore dei droni usati dalla Russia contro l'Ucraina, sostiene Hamas, il gruppo fondamentalista che coltiva buone relazioni con Mosca. Perciò la pista dello Stato islamico si va consolidando ora dopo ora. Il Daesh ha dichiarato attraverso la propria “agenzia di stampa” Amaq che i suoi combattenti hanno attaccato alla periferia di Mosca, "uccidendo e ferendo centinaia di persone e causando grande distruzione, prima di ritirarsi nelle loro basi in sicurezza". Gli Stati Uniti hanno informazioni che confermano la rivendicazione. "Abbiamo avvertito i russi in modo appropriato", ha detto un funzionario dell’intelligence Usa citato dall’agenzia Reuters, senza fornire ulteriori dettagli. Nei giorni scorsi gli Usa avevano avvertito del rischio di attacchi indiscriminati in Russia, quando Mosca aveva detto di aver sventato un attacco a una sinagoga nella capitale da parte dell'affiliato dello "Stato islamico in Afghanistan", noto come “Isis-Khorasan”, perciò definito “Isis-K” che dice di voler creare un califfato in Afghanistan, Pakistan, Turkmenistan, ma che avrebbe ramificazioni anche in repubbliche come l’Inguscezia, dove gli attacchi contro le autorità russe vanno avanti da oltre un decennio anche sui confini delle altre repubbliche della Federazione, come Ossezia Settentrionale e Cecenia, creando instabilità anche sulla frontiera internazionale con la Georgia.
Isis-K ha preso di mira la Russia negli ultimi due anni, criticando Vladimir Putin e la sua propaganda. Il gruppo ha rivendicato attacchi mortali in tutto il Medio Oriente, in Afghanistan, Pakistan e Turkmenistan, Iran, Filippine e Sri Lanka.
LA VERSIONE RUSSA: INCOLPARE KIEV
Com'era facile immaginare, Mosca non ha tardato a tirare in ballo l'Ucraina come presunta mandante. Riferendosi alle persone arrestate nella regione di Bryansk, il Servizio di Sicurezza Federale (Fsb) ha fatto sapere che «i criminali intendevano attraversare il confine tra la Federazione Russa e l'Ucraina» e «avevano contatti rilevanti con la parte ucraina». Putin non ha rilasciato finora dichiarazioni ma ha avuto un colloquio telefonico con il presidente bielorusso Lukashenko che gli ha assicurato piena collaborazione nella lotta al terrorismo. Il deputato ed ex generale Andrei Kartapolov ha dichiarato che se risultasse che Kiev ha avuto un ruolo nella strage «ci sarebbe una risposta sul campo di battaglia».